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EUGENIO. O sorella Olimpia, quanta bellezza m'ha raccontato il padre, ch'era in te! TEODOSIO. O moglie, o figlia, che v'ho stimate morte, poiché di tante lettere che v'ho inviate per saperne qualche novella, non mai ne abbiamo ricevuta risposta. SQUADRA. Non piú, che dite benissimo.

Dunque voi non sarete contraria ai miei voti e non mi stimate indegno d'aspirare alla vostra mano?

GIACOMINO. Oimè, Cappio, che fai? CAPPIO. Nulla. GIACOMINO. Come nulla? CAPPIO. Perché è fatto quasi ogni cosa. GIACOMINO. Come questo? tu sei qui ancora. CAPPIO. Giá pensavate ch'io fossi gionto a Salerno? GIACOMINO. Pensava che tu fossi piú amorevole al tuo padrone che non sei, e massime in cosa che egli desia cotanto. CAPPIO. Ed io vi dico che vi son stato piú amorevole che non stimate.

SINESIO. Se voi sapeste quel che so io, pensareste a' casi vostri. PEDOFILO. E se voi sapeste quel che so io, pensareste a' casi vostri. SINESIO. Se mi date licenza, v'avisarò del tutto. PEDOFILO. Tutte le licenze sieno vostre. SINESIO. Voi stimate che vostra figlia sia vergine e io stimo che la partorirá. PEDOFILO. E io temo d'ogni altra cosa piú di questa.

Costanza cara, io che fui cagion della tua rapina, son libero, e tu, per venir al mio comando, sei schiava. Oh, quanto la meritarei io la servitú che per me tu hai patito! PEDOLITRO. Voi piangete la viva, come fusse morta. PARDO. Come viva? PEDOLITRO. Come la stimate voi morta? se non è morta fra duo mesi, che son di partito, ella è piú viva e piú gagliarda che mai. PARDO. Ti fai beffe di me.

DON FLAMINIO. Dico che fate malamente, ché per sodisfare ad un vostro momentaneo appetito, e d'una finta bellezza di una donnicciola, non stimate una vergogna che sia per risultar al vostro parentado; ché ben sapete che una picciola macchia nella fama di una donna apporta vituperio e infamia a tutti.

EUFRANONE. A questo conosco l'impeto giovenile, che quanto con maggior violenza assale tanto piú tosto s'intepidisce. DON IGNAZIO. Ogni parola che vi esce di bocca mi è un can rabbioso che mi straccia il petto. Il mio amore è immortale, e la mia , che or stimate leggiera, la conoscerete fermissima agli effetti. EUFRANONE. È contento vostro zio e fratello del matrimonio?

«Ah! sclamò Mattia mostrandosi offeso: se non mi stimate più per un galantuomo, allora....! «Galantuomo? Ebbene se lo siete...., il tesoro l'andremo a cavare insieme e adesso.... «Ma non pensate, che bisogna avere un palo di ferro, una marra, un diavolo che ci porti voi e me? «L'ho qua io l'arnese....; ci aveva pensato....»

Sfilava, in principio, una serie di ritratti femminili; teste di donne, classiche nelle vicissitudini amorose, delineate con gagliardìa fino al busto sopra uno sfondo turchiniccio. Ognuna portava, o negli occhi, o sulle labbra, o sulla fronte, una stimate vigorosa di passione; ognuna aveva, in diverso grado ed espressi con diversa perizia tecnica, il senso di vitalit

Maomet appresentò al detto ambasciatore aspri 30,000, panni d'oro et altre cose stimate valere aspri 50 in 60 mille, et non permise che alcuno gli parlasse. E questo fu appunto in quel giorno che domino Nicolo da Canal, capitano generale della Signoria, prese Lemno. E dispacciato dalla Porta detto ambasciatore fu accompagnato fino in Russia.