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Quando il conte Zaccaria si era ben pasciuto delle sue illusioni, egli era buono e degnevole anche con Fortunata. Le prometteva di farle fare uno smaniglio col primo oro estratto dalla sua miniera, e di assegnare una dote alla piccola Margherita prelevandola dalla prima rata del credito che avrebbe incassato dagli eredi Steno. Fortunata non badava alle promesse, ma i modi affabili del suocero le recavano un gran conforto; sentiva d'esser riconosciuta, non più tollerata soltanto, nella famiglia, quando egli le parlava così. Talvolta egli usciva con lei in giardino e, appoggiato al suo braccio, percorreva i sentieri su cui cresceva l'erba, i viali ove i rami degli alberi non rimondati da mano esperta s'intrecciavano disordinatamente fra loro, e diceva che nella villa c'erano infiniti bisogni, e ch'egli ci avrebbe pensato appena avesse avuto quattrini. Voleva scrivere a suo genero, che di queste faccende se ne intendeva, perchè gli mandasse un giardiniere tedesco, voleva ricostruire di pianta alcune case coloniche e migliorare le stalle e rinnovar le stufe dei fiori, e a tante altre belle cose voleva provvedere a tempo e luogo. Discorsi da far piet

«E la sua comparsa destava due grate sensazioni in una volta.» «È vero, Steno, io la penso come tu, e la povera Valenzia quando veniva accompagnata da suo padre, a riflettere la bellissima sua figura in uno di questi specchi.... mi ricordo che ciascheduno di noi si contendeva questa leggiadra conquista.» «Povera Valenzia!» «Quand'io ci penso, non mi par vero

Che se taluno con sottigliezza soverchia, ammettendo la somiglianza della presente moneta col tornese, negasse competerle questo nome, perché non si ha memoria di tornesi coniati per la Dalmazia, si potrebbe rispondere che sotto i ducati di Antonio Venier e di Michele Steno, sotto il qual ultimo fu sancita la surriportata terminazione 1410, non si battevano che quattro monete argentee, oltre il ducato d'oro; il [I[grosso]I] cioè detto altramente [I[matapane]I], il [I[soldino]I] col leone alato e la figura del doge, il [I[piccolo]I] ([I[parvulus]I]) scodellato, e il [I[tornese]I]. Queste sole e non altre monete troviamo indicate nelle memorie di zecca, quindi è d'uopo in una di queste quattro categorie collocare la [I[moneta Dalmatiae]I]. Ed io reputo aver qui un valido fondamento per ritenere la denominazione che le diedi, cioè di [I[tornese]I]. Questo nome sempre isolato ricorre nelle leggi, ne' capitolari, nelle pubbliche e private scritture; non vi si parla mai di tornesi speciali pel Levante, o speciali per la Dalmazia. Quando ci occuperemo più tardi colla necessaria estensione di quest'importante moneta, se ne valuter

Flavia Steno parla in nome delle signore genovesi con sobria eloquenza, ma indugia troppo a descrivere le sofferenze eroiche e gli orrori della guerra che i miei soldati sono contenti di affrontare. Il sole di lava comunica per invisibili tubature col mio cuore, vasi comunicanti.