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Sono ai vostri ordini, principe sclamò il dottore. Il principe di Lavandall partì, ripassò per la piazza Vendôme e mandò Ivan a lasciare la lettera alla porta del conte Alessandro, poi rientrò al palazzo tardi. Maud era a letto. L'emozioni della giornata l'avevano di molto stancata. Sarah e Tom andarono per nuove. Ivan, al solito, si tacque.

In val di Cogne presso il Gran Paradiso, che è il maggior gruppo di montagne interamente italiano, c’è una delle più ricche miniere di ferro di tutta Italia. Delle più ricche, non delle più produttive, perchè mentre il minerale vi si trova quasi allo stato nativo, il suo giacimento è in posizione così elevata e così discosto dalle strade carreggiabili da renderne disagevole e costosissimo l’esercizio. Perciò, deluse più volte le speranze e stancata la costanza dei suoi cultori, abbandonata e ripresa secondo fioriscono o stagnano le altre industrie paesane, la miniera di Cogne, che sar

Dacchè erano insieme e specialmente dacchè Alberto aveva cominciato ad allontanarsi un poco da lei, volgendosi tutto a quella grande speranza che lo invadeva, Emilia era molto cambiata. La sua salute non era mai stata perfetta, la sua bellezza era fragile; le forti emozioni provate, il dolore d'essere divisa da' suoi, da tutto che prima amava, l'amarezza segreta di essere discesa dinanzi agli sguardi altrui, la vita nomade e inquieta, tutto l'aveva impallidita, stancata, affievolita, e gi

Un giorno, da Evian, l'aveva guidata a una cappella dove celebravano una festa che chiamava a torme i credenti dai luoghi più lontani: anche egli aveva chinato la dubitosa fronte come tutti quegli umili, come lei; ma non soltanto per seguire l'esempio della fedele, per nascondere a un tempo il pianto che lo accecava. Un'altra volta, sulla montagna, ella erasi fermata dinanzi a una cappelletta alla porta tarlata della quale stava infissa la grossa chiave rugginosa; con la debole mano bianca cercava di schiudere quella porta, inutilmente. Egli stesso l'aprì, e nell'atto che schiudeva alla pia il varco del sacro luogo, egli pensava come grande fosse la secreta forza di quella debolezza apparente: quando la povera mano s'era stancata invano e pareva aver dovuto rinunziare all'intento, il muscoloso braccio era stato spinto a vincere per lei l'ostacolo. E allora egli aveva sentito struggersi dal bisogno di baciare quella mano addolorata, di baciarla devotamente sul dorso, di baciarla avidamente sulla palma; dal bisogno di sentirsi imporre la miracolosa mano sulla fronte infiammata. Non era la dolce mano soccorrevole e salutare? Non l'aveva egli vista un giorno medicare pietosamente un ferito, un infermo della cui insania morale tutti ridevano e che ella sola commiserava? Quell'uomo era caduto, grondava sangue; e alla vista del suo sangue, all'udire le sue parole più scomposte del consueto, le risa crudeli crescevano; ella sola, come una suora, aveva saputo medicarlo e guarirlo. La sua mano era soave ed agile, pronta e destra all'ufficio di carit

Intanto che il contino prendeva alcuni accordi coll'albergatore, donna Vincenzina che il doloroso viaggio aveva stancata d'anima e di corpo, era andata a sedersi in un angolo del terrazzo che domina, dall'altezza di quasi mille metri, il lago di Lugano e stava fissa a contemplare ora le stelle che luccicavano nel fondo del cielo, ora i lumi della citt

Capricci da bambina, riprese l'incognito, da bambina! me l'hanno detto che voi eravate bambina; non hanno avuto torto. Ma.... la mia pazienza si stanca. E la mia è stancata; fuori la maschera, o che io mi ritiro e vi lascio qui solo. Insolente! mi burleresti tu? ma io ho mezzo di farmi obbedire. E frugossi nelle tasche dell'abito, come per trarne un'arme.

E come sperare di farsi amare da lei, da quella donna diventata necessaria alla sua esistenza, se nel cuore di quella donna era scolpita l'immagine di un altro? Pari alla vezzosa Minoide, abbandonata dormente sul lido di Nasso, egli non vedeva scampo, uscita, speranza, tregua. Uscì finalmente di casa, dopo avere stancata la mente in ogni più disperato proposito.

Ho detto che le imbroccava tutte, e non mi disdico, sebbene due le uscissero dalle righe. Ma quelle due le aveva gettate a bella posta fuori del giuoco. Scambio di rimandarle alla parte avversaria, con un abile giro di racchetta le scagliava verso di me, una facendone ruzzolare fino a' miei piedi, e l'altra, poi, accoccandomela senza misericordia sul mio cappello di sparto; senza averne l'aria, si capisce, mentre io stavo discorrendo colla contessa Quarneri, che si era stancata alle prime partite, e uscita di giuoco e surrogata dalla maggiore delle Berti, era venuta a sedersi presso di me, rimasto a caso in disparte. Non più Ebe, no davvero, Galatea da capo; e non gi

Sulle prime, essa aveva voluto dar retta alle parole, alle frasi interrotte di quel quieto delirio. Ma poi se n'era stancata; eran tutte frasi del suo mestiere, e non si capiva nulla. Piuttosto, per tenersi desta, ricorse al rosario. Ma nemmen questo valeva: essa pronunciava affatto macchinalmente quelle note e sacre parole; la mente le si intorpidiva nel sonno.