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Subito si` com'io di lor m'accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi; e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. <<Non ti maravigliar perch'io sorrida>>, mi disse, <<appresso il tuo pueril coto, poi sopra 'l vero ancor lo pie` non fida,

tornan d'i nostri visi le postille debili si`, che perla in bianca fronte non vien men forte a le nostre pupille; tali vid'io piu` facce a parlar pronte; per ch'io dentro a l'error contrario corsi a quel ch'accese amor tra l'omo e 'l fonte. Subito si` com'io di lor m'accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi;

tornan d’i nostri visi le postille debili , che perla in bianca fronte non vien men forte a le nostre pupille; tali vid’ io più facce a parlar pronte; per ch’io dentro a l’error contrario corsi a quel ch’accese amor tra l’omo e ’l fonte. Sùbito com’ io di lor m’accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi;

Non è solo. E fangli far l'amor seco ogni giorno: cosa da smascellare. E, perché mai non la vede, gli dicon che 'l difetto vien c'ha poca veduta. E 'l moccicone è giá venuto a tale, in questa giostra, di cosí scarso, che gli tran canóni che ne portano il sangue. E va pensando che Pilastrino, un tratto, il peli e strini fine in su l'osso. Specchiati in quel nome. Che ti parria di questo?

Ne la pace, il vento roco mette sue dolci parole. Ondeggiano i letti di rose ne li orti specchiati da 'l mare. In coro le spose con lento cantare ne 'l talamo d'oro sopiscono il sir. Da l'alto scintillan profonde le stelle su 'l capo immortale; ne 'l vento si effonde quel cantico e sale pe 'l gran firmamento che incurvasi a udir.

Sùbito com’ io di lor m’accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi; e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. «Non ti maravigliar perch’ io sorrida», mi disse, «appresso il tuo püeril coto, poi sopra ’l vero ancor lo piè non fida,

Oro sopran, quante son le macagne e' difetti che copri! quanti i visi, che forse senza te parrian di fango, che gli fai risplendenti e pien di grazia! Spècchiati in me, che in alcun tempo bella giá mai non fui, ed or, che son pur vecchia, risplendo giá com'un bacin forbito. Di questo aspetto è 'l sol; questo le stelle mostra chiare; e questo è qui fra noi padron di quanto il sol girando vede.