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Alla mattina, quando avete ancora gli occhi ingarbugliati, vi dovete mettere sul guardavoi, nello spazio delle brande, per la «conta». Si spalanca il cancello ed entrano tre guardie seguite da un sottocapo o da una guardia scelta che vanno fino in fondo alla muraglia, contando, mentre passano, uno, due, tre, quattro, cinque, sei e sette.

Le dita della destra battute sul palmo della mano sinistra di un sottocapo ci avvertirono che la nostra ora d'aria era terminata. Nella quinta camerata.

Il latrinaio, che ci aveva salutati con tutti i complimenti che aveva potuto raccogliere la sua testa, rimase senza risposta. Signori, buon Natale e tanti anni come questi! Parecchi di noi lo avrebbero sprofondato. Asino porco di un ammazza donne, non è buono neanche di essere gentile! Va all'inferno! Aria! -Ci lasci almeno prendere il caffè, signor sottocapo. Un minuto, meno di un minuto.

Mentre il nostro duce annunziava al mondo i suoi pieni poteri di generale romano, ai piedi della torre del palazzo Piombino in Monterotondo, a mezzo di una scalinata rustica e tra l'erba bagnata d'un giorno piovoso, discorrevano con mistero Alberto Mario, sottocapo dello stato maggiore di Garibaldi, Agostino Bertani, il maggiore Giuseppe Guerzoni, il colonnello Giuseppe Missori, il giovane principe Piombino in persona e chi scrive, e in quel colloquio veniva designato il valoroso, che primo avrebbe dovuto sventolar la bandiera rossa dopo una vittoria.

State per mettervi a sedere e si spalanca un'altra volta il cancello. È il sottocapo che batte le dita della destra sul palmo della sinistra dicendo: aria! Ritornati dal passeggio, viene a farvi visita il forzato della spesa. La spesa non durava mai meno di quindici minuti. Era la cosa più difficile di questo mondo.

Dopo la colazione entrò il sottocapo con un immenso pacco di lettere e di biglietti di visita e una manata di telegrammi. Si buttarono loro sopra come avari che ricuperino il sacco dei denari che credevano perduto per sempre, e si ingolfarono nella lettura intima senza lasciar trapelare un pensiero dei tanti pensieri che erano loro giunti.

Non vedevamo che il cielo sopra le nostre teste. C'era anche Cipriani, quello che era stato eletto deputato parecchie volte. Lo tenevano completamente isolato da noi. Occupava una stanza da solo, andava all'aria da solo e gli portava la minestra un sottocapo in una scodella di latta. La sua spesa quotidiana era un quarto di vino. A Portolongone si beveva il vino dell'isola d'Elba.

Vi entrammo l'uno dopo l'altro accompagnati da una guardia e da un sottocapo. L'entrata è un altro cancello di ferro, foderato nella parte superiore da un lastrone munito di spia, che sopprime il di fuori fino alla distanza di un mezzo metro da terra.

Verso le nove, sentii due mandate all'uscio del portico. Era la ronda. La ronda è composta di un sottocapo e di due guardie, una delle quali porta la lanterna fumosa e puzzolente. Entra in ogni cubicolo tre volte per notte, sbatte in faccia la luce della lanterna, da un'occhiata alla finestra e alla ferriata e se ne va richiudendo l'uscio a chiave.

Lasciato l'apparecchio, lanciò un ordine al sottocapo: Trattenga l'842 a Santa Rufina, telegrafi che per linea ingombra non lo posso ricevere. Mi mandi subito la seconda squadra. E s'allontanò rapidamente, scavalcando le linee dei binarî, facendo cenno con tutt'e due le mani di seguirlo agli uomini schierati sul marciapiedi centrale. Stordito, smarrito, Bertini volse intorno lo sguardo.