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Non prendete queste note per un esemplare di diligenza, a cui abbia dato rincalzo il catalogo. Tocco solamente e di volo le cose che mi hanno colpito di più, che mi offrono appiglio a qualche modesta osservazione, e non pretendo di fare un esame minuto, una scelta ex cathedra di tutto ciò che l'Italia ha esposto nella sua sezione industriale. Dimenticavo, per esempio, la bella vetrina di libri esposta dal Sonzogno, e meritamente lodata da tanti; la mostra del Civelli, che ha ottenuto il primo premio, a cagione d'un gran vocabolario italiano stampato a proprie spese e cent'anni prima di quello della Crusca; le edizioni del Casanova, dello Zanichelli, del Salmin, e via discorrendo; gli strumenti musicali del Pelitti e i pianoforti di non so chi, ai quali non mi sono accostato, et pour cause. Figuratevi che ogni giorno, dalle dieci del mattino fino alle cinque di sera, eccettuate poche battute d'aspetto dedicate alla colazione, un professore vi suona continuamente laggiù la medesima arietta. Mi hanno detto che si tratta d'un valzer nuovissimo, l'Exposition-Valse, che tutti vogliono sentire e comprare. Tutti, meno il sottoscritto, che, perseguitato, rincorso da quel motivo per tutte le sale attigue, non ha voluto saperne di avvicinarsi alla nicchia dei pianoforti, per leggervi i nomi dei fabbricanti e tramandarli alla più prossima posterit

«Il Natale del 96 dissipò ogni malinteso. I capi si rappattumarono, e i siciliani e i napoletani si abbracciarono per organizzare il fuori! fuori! So che c'è qui anche il Frezza, l'assassino di Raffaele Sonzogno, il direttore della Capitale di Roma. C'era. È partito, qualche giorno prima del vostro arrivo, per il bagno, credo, di Civitavecchia. Che tipo era? Un tipo ignorante.

E questo mio articolo, signor Romussi! È sul «bancone». C'è tanta materia da perdere la testa. Ecco, veda, buttiamo via dei telegrammi per mancanza di spazio. Il signor Edoardo Sonzogno lo chiama dabbasso,

Vicino alla mia cella era un certo Frezza, del quale non avevo mai sentito il nome nome che ignorerei forse ancora, s'egli non mi si fosse rivelato per l'uccisore del povero Sonzogno. Quantunque separato, sentivo un bisogno prepotente di scappare lontano da questo ributtante assassino. Ma ero legato come un salame e nessuno dei carabinieri mi avrebbe cambiato cella.