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Dove terrebb'ella i soldati Italiani sotto la sua bandiera coscritti? Non nell'Italia malfida; non nelle altre provincie, dove lo stesso loro aspetto sarebbe una rivoluzione vivente. Quali milizie manderebb'ella a tenere l'Italia compressa? I Polacchi ch'ella ha aizzati alle stragi fraterne, ma non però fatti amici suoi; e che, disperati d'altro, si volgerebbero alla Russia con meno ribrezzo? tanto l'Austria si è avvilita e moralmente spodestata da . Forse gli Ungheresi, che le han fatto provare il bisogno dell'elemosina russa? Forse gli Slavi, de' quali essa si è contro Ungheresi e Italiani servita per poi non solo fallire alle recenti promesse della paura, ma rompere gli antichi Statuti e giuramenti, comodi del resto a osservarsi, per schernire la loro malcauta credulit

L'Impero Turco e l'Austriaco sono irrevocabilmente condannati a perire. La vita internazionale d'Italia deve tendere ad accelerarne la morte. E l'elsa del ferro che deve ucciderli sta in mano agli Slavi.

CANTO DUODECIMO Pag. 281 Lucifero giunge in Roma. La breccia di Porta Pia. La festa del Colossèo; durante la quale ascolta l'Eroe alcune voci misteriose. Voce di Ebrei. Voce di Numi. Voce di Sacerdoti. Voce di Santi. Voce di Diavoli. Voce del Tevere. Voce della Savoia. Voce della Corsica. Voce dell'Istria. Voce di popoli slavi. Voce della Germania. Spavento dei beati alla nuova che Lucifero è in Roma. Santa Caterina da Siena, rimproverandoli acerbamente, si offre di scendere in terra e di piegare con la sua eloquenza il nemico. Iddio, benchè dubbioso del buon successo, glielo accorda; e, mentre ella si dispone a partire, Santa Teresa d

Non ho finquì rammentato la Russia perchè le serbavo luogo speciale, per quindi prendere il destro ad un umile avvertimento che gioverebbe, se non isbaglio, e a Russia e ad Austria, e a Slavi e a Magiari. Se Austria seguita la perversa via d'irritare gli Slavi, o lo faccia per opera de' Magiari o altrimenti; badi bene ch'ella si tira addosso gli sdegni e le forze di circa ottanta milioni d'uomini, i quali gi

L'iniziativa latina doveva necessariamente seguirsi dai tedeschi e dagli slavi, informati al nuovo principio. Che si tarda?... Come si spiega questa lunga esitazione? Dal 1888 al 1890, pel corso di due anni, eterni, fastidiosi, rovinosi, le tre razze si guardano, diffidenti e non osano fare il passo decisivo.

E per dieci anni poi Carlomagno rimase fuor d'Italia a far imprese contro agli slavi e agli unni, diventati vicini suoi, dappoiché era signor di tutta Germania, a reprimere ribellioni di sassoni, ed eresie interne, e ad abbellir Aquisgrana. In Italia l'esercito longobardo l'aiutò piú volte contro agli unni, e l'«esercito romano» talor contro ai greci.

Al nord la Federazione slava, frapposta fra la Russia e la Germania e alla quale, svelta dall'Impero d'Austria, potrebbe aggiungersi l'Ungheria, sarebbe a un tempo tutela alla Germania contro il predominio russo, tutela alla Francia e all'Italia contro il minacciato predominio teutonico: alleata agli Slavi non amici della Germania, l'Italia minaccierebbe, occorrendo, con essi l'invasore alle spalle.

A dileguare fin l'ombra delle superbie e degli astii vecchi dovrebbe invero bastare la coscienza de' comuni dolori: e se Austria diffida e paventa di Magiari insieme e di Slavi, e s'ingegna gli uni contro gli altri aizzare, questa almeno dovrebbe essere ragione potente a amicarli. Una vertigine provvida ai popoli travolge i pensieri della corte di Vienna; che dopo il 1849 poteva conciliarsi l'una almeno delle due nazioni, o qualche ordine almeno di persone in ciascuna delle due, alleviandone i pesi, dimostrandone a qualche modo fiducia e riverenza: ma tutte Vienna le esasperò. E come se gli antichi fomiti fossero pochi, sopravvenne il Concordato con Roma (alzata d'ingegno tutta profana, per fare della sagrestia un'anticamera al gabinetto di corte) sopravvenne a incitare in Ungheria il risentimento de' protestanti (che tra' Magiari sono il maggior numero, e forse i più ricchi), i quali dello zelo religioso rinfiammarono l'amore di patria, e per questo parte degli stessi Cattolici ebbero consenzienti. Così il Concordato, che in Italia apparve uno scherno delle curie vescovili e della curia papale, facendo più impertinente la licenza della polizia civile e della polizia soldatesca, il concordato in Ungheria parve volersi dall'Austria pigliare in sul serio, e suscitò contro lei serii impacci. Ma se gli Ungheresi ebbero lo speciale privilegio di cotesta molestia, in altro furono troppo appareggiati agli Slavi. E nell'uno e nell'altro paese i beni della nazione, quasi fossero beni della famiglia imperiale, furono (ricchezza inestimabile in mani intelligenti) venduti per una miseria, come si suole dai prodighi e dai disperati. E le imposte, gi

Ispira simpatia il caso citato dal Rossi della Tribuna di quei socî del Fascio, poveri anch'essi, che si quotizzarono per ricomprare il mulo al compagno che l'aveva perduto, come si farebbe nella Zadruga degli Slavi meridionali. Ma il caso isolato non autorizza affatto il Bosco a scrivere: «Moralmente il nostro contadino è di molto migliorato.

Se dunque (per rivenire a quello da cui si è cominciato il discorso) Austria, temendo de' popoli Slavi, intendesse aizzare i Magiari contr'essi; dico primieramente che non le riuscirebbe l'arte sua trista, come le riuscì l'altra volta: ma poi, se mai, lusingando le passioni d'un partito, ella cominciasse a parere di poter conseguire in alcuna parte l'intento, allora che l'amor patrio de' popoli Slavi, fatto più veemente dalle passioni irritate, accrescerebbe ad essi potenza. Croazia, gi