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Gl'imputati non erano soltanto responsabili degli eccidî, degli incendî, delle devastazioni di Sicilia, ma erano anche i traditori della patria, che volevano disfare l'opera secolare a cui consacrarono braccia, mente e cuore tanti martiri e tanti eroi; erano i traditori della patria, che avevano trescato coll'eterno nemico d'Italia, il clericalismo e ch'erano stati comprati dall'oro straniero.

I Siciliani son ritenuti a Napoli come stranieri; alla Corte, come nemici. Si crede che vessarli sia governarli, e che per averli sudditi fedeli se ne debba fare schiavi sommessi. La Sicilia è dal Ministero riguardata come un’escrescenza incomoda; la Corte non vede se non Napoli»¹⁷. ¹⁷ Lettres sur l’Italie, ecc., t. II, lettre CVIII.

⁴⁰² Un R. Dispaccio del 22 febbraio 1796 lo chiamava a leggere nella R. Accademia «il sistema di Sfigmica da lui formato», e gli assegnava onze tre il mese di stipendio. Commissione Suprema della Istruzione ed Educazione in Sicilia, Repertorio amministrativo, vol. n. 4, a. 1795-96, foglio 8, dell’Archivio di Stato. Passiamo ad un’altra Accademia.

L’acre Giuseppe Gorani nel 1794 scriveva che la Sicilia pagava per questo quarantunmila ducati all’anno¹²⁵. Se dicesse la verit

Ma perchè l'anarchia avea preso in Sicilia le sembianze di repubblica, e fu questo lo esempio agli ordini che gridavansi poi nel riscatto del vespro, io narrerò questo avvenimento il più largamente che si possa su le scarse memorie de' tempi.

«Il generale Morra s'illude molto se crede di avere salvato, coll'opera sua la Sicilia.

Appena fu liberata la Sicilia, il Mazzini, insieme col Bertani ed altri, diè mano a preparare, secondo il suo antico concetto, mezzi e uomini per una spedizione che, attraverso l'Umbria e lo Stato Romano, si ricongiungesse al Garibaldi in Napoli; e fu tosto messa insieme una brigata di duemila volontarî della quale ebbe il comando G. Nicotera.

⁴⁴⁶ Commissione Suprema della Pubblica Istruzione ed Educazione in Sicilia, anno 1782-1788, v. II, p. 31 retro. Nel R. Archivio di Stato di Palermo.

Il pane che mangiano bovari e pecorari è il più nero, il meno cotto e il più cattivo, che si mangi in Sicilia; è sempre fatto, però, con farina di frumento. Tutti questi uomini addetti alla pastorizia vanno alle rispettive case una volta il mese ed anche ogni tre mesi, certamente con grave detrimento dei rapporti di famiglia e della morale.

Oh, tutt'altro! è un cadetto della casa Traforello, casa principesca, cara mia!! I suoi antenati vennero in Sicilia con Ruggiero, nientedimeno, ed eran nobilissimi allora!!! Serafina sgranò tanto d'occhi.