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Si comincia col reale decreto del 3 gennajo 1894, contro firmato dal Consiglio dei ministri col quale si proclama lo Stato d'assedio in tutte le provincie della Sicilia; vi si nomina Regio Commissario straordinario con pieni poteri il tenente generale Morra di Lavriano e della Mont

E in modo ancora più conclusivo in favore dello assunto propostomi, lo stesso Di San Giuliano aggiunge: «i Fasci non sono causa, ma effetto della grave situazione della Sicilia

Le imposte e le spese così riuscirono spesso ad aumentare la ricchezza dei proprietarî. In Sicilia, eziandio, a produrre una speciale perturbazione economica ha contribuito un fattore, che avrebbe dovuto essere benefico e che sotto certi punti di vista tale realmente è riuscito. Alludo al censimento dei beni demaniali e dell'asse ecclesiastico.

Degli ultimi trent’anni del sec. XVIII abbiamo quasi trenta libri di viaggi in Sicilia. Alcuni si ripetono: e noi, che siam costretti a brevit

Da un altro diploma del 27 marzo ottava Ind. , ibid., fog. 3, si rileva, che le entrate della segrezia di Sicilia per la ottava Ind. montassero ad once 19, 310, 26, 10.

Ecco giustificati i regali delle monache. Ma la faccenda non era così semplice come si presentava. Una volta l’Arcivescovo Cusani, fungendo da Vicerè e da Capitan General di Sicilia, volle portarvi rimedio, ed ordinò «a tutte le monache particolari e converse di ogni monastero, senz’alcuna eccezione, sotto pena di scomunica maggiore ipso facto incurrenda, che non potessero molto poco, direttamente indirettamente, per qualsivoglia pretesto dare, o regalare ai loro confessori ordinarj, o straordinarj, regolari o secolari; e questi all’incontro, sotto pena di sospensione ipso facto incurrenda non potessero per , per altri, ne per qualunque formalit

«E se la Italia terminasse col regno di Napoli, ed una parte di Sicilia, e di Napoli potesse riempire lo spazio fra terraferma e la Corsica, allora Firenze come centralissima potrebbe costituirsi meritamente capitale

Ma i due nemici re tuttavia sceneggiavano. Pietro, di Sicilia commise ad Alfonso in Aragona, che scegliesse i campioni; che ne scrisse poi cencinquanta, perchè in ogni caso non mancassero i cento; ed eran Catalani, Aragonesi, Italiani, Siciliani, Alamanni, e anco un figliuol del re di Marocco, disposto a convertirsi alle fede di Cristo se n'uscisse con vittoria. Carlo dal suo canto fabbricar facea a Parigi cento armadure finissime; e, partitosi da corte di Francia, tutto ordinava al duello, o a farne mostra; e raccolse infino a trecento campioni, per la ragion medesima dell'avversario; che de' cento primi, sessanta eran Francesi, Provenzali il resto. Vi si pose in lista ancora Filippo; e a tutti i suoi baroni comandò si trovassero al duello : onde tal romore ne corse per lo reame, che in ogni luogo la nobilt

Solo un accorto tedesco, nel secolo XIX, capì la cosa e con molto senso pratico osservò: «Quello che gli Inglesi chiamano comforts, si cercherebbe invano in Sicilia.... È invece da maravigliare che non si stia peggio. Se non vi sono alberghi, gli è che non vi sono viaggiatori: e chi viaggia non cerca albergo, e va a casa sua o a casa d’amici.

Su dunque, raccogliete fucili e spade, o italiani. Non sonore promesse, ma opere; non vanti passati, ma gloria avvenire. Genova, 18 ottobre 1848. G. Garibaldi. Da Genova s'imbarcò col proposito di recarsi in Sicilia.