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Prende fra' Turchi fuggitivi un volo, E dove è Periandro affrena i passi; Era costui di Boristen figliuolo, Supremo arcier fra' popoli Circassi; E gli dicea: se ti percote il duolo De' nostri in guerra sbigottiti e lassi, E dati a morte, e se nel cor disire Ti sfavilla di gloria, odi il mio dire.

48 Egli, ch'allato avea una tasca, aprilla, e trassene una ampolla di liquore; e negli occhi possenti, onde sfavilla la più cocente face ch'abbia Amore, spruzzò di quel leggiermente una stilla, che di farla dormire ebbe valore. Gi

Ma d'AMEDEO via più sfavilla il core, E più divampa di disdegno in faccia, E circondato da divin fulgore Più con orride voci altrui minaccia; Sembra leon, che per selvaggio orrore, Secco le fauci, va ruggendo in caccia, O tuono, ch'arde inaccessibile alpe, O mar, ch'atroce inonda Abila e Calpe.

punto men di quell'odor possente Tutto l'asperge, onde sfavilla il guardo, E ristorato il cor nulla non sente Del sostenuto affanno il piè gagliardo; Con esso in paragon forano lente Orme disciolte di veloce pardo; E tal s'invia dove Ottomano in guerra Più sempre acerbo i Rodiani atterra.

Quei s'inginocchia, e frettoloso immerge Il volto afflitto ne le limpide onde, E con le mani diguazzando il terge E s'innalza ver loro; indi risponde: Chiari campion per cui l'Italia s'erge Con gloria tal, che non sfavilla altronde, Ecco riman, quando più forte schermo Ne chiedea Rodi, il valor nostro infermo.

52 Giunte son quattro donne in su la spiaggia, che subito ha mandate Logistilla: la valorosa Andronica e la saggia Fronesia e l'onestissima Dicilla e Sofrosina casta, che, come aggia quivi a far più che l'altre, arde e sfavilla. L'esercito ch'al mondo è senza pare, del castello esce, e si distende al mare.

Questo decreto, frate, sta sepulto a li occhi di ciascuno il cui ingegno ne la fiamma d'amor non e` adulto. Veramente, pero` ch'a questo segno molto si mira e poco si discerne, diro` perche' tal modo fu piu` degno. La divina bonta`, che da se' sperne ogne livore, ardendo in se', sfavilla si` che dispiega le bellezze etterne.

fatte opinioni eran vive, che i Francesi per villania chiamavanci paterini ; e segno non men dubbio ne danno gli scritti nostri di quel tempo, ne' quali il rozzo stile, al toccar della corte di Roma, rinfocasi a un tratto, sfavilla d'immagini scritturali, suona le aspre parole del ghibellin poeta.

E io a loro: <<I' fui nato e cresciuto sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa, e son col corpo ch'i' ho sempre avuto. Ma voi chi siete, a cui tanto distilla quant'i' veggio dolor giu` per le guance? e che pena e` in voi che si` sfavilla?>>. E l'un rispuose a me: <<Le cappe rance son di piombo si` grosse, che li pesi fan cosi` cigolar le lor bilance.

In quel fral maledetto sfavilla Una luce che a Dio somigliò. Spaventosa e sublime parola! Dio nell'uom crea di luce uno spirto, Che dovunque Dio s'alzi trasvola, Che l'abbraccia, che in lui tutto può. Antichissima colpa ed oscura Dal felice cospetto del Padre Quell'altissima un creatura Discacciò, preda a vermi e dolor.