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V'è tal, che avviva Anche la morte, Iddio gridò: tu puoi Resuscitarlo. Torneranno i tempi Di Gregorio e di Sisto! Ai tuoi soggetti, Se alcun pur n'hai, serba tal gloria: io sono La libert

Del resto, ammiro il vostro valore e m'è simpatica la causa che sostenete. Ed io: Generale, onore a chi serba la data fede! Ed egli, guardandomi con pupille accese: Parole saggie. Ma la fede al vostro re vi rende infedele alla patria e vi fa spargere sangue fraterno per mantenerla schiava.

Son cose tristi e brutte queste che ti scrivo, o angelo mio, ma è meglio saperle prima che poi. Serba per te sacra e intatta la poesia che hai nell'anima e che io e la mamma abbiamo sempre coltivato in te. Con essa ornerai anche la prosa di tuo marito. Purchè in casa ci sieno dei fiori, che cosa importa sapere in qual giardino son stati colti? Frammenti di un codice di diplomazia matrimoniale.

Ricòrdati, ricòrdati, anima, di quell’ora perfetta e fuggitiva: pei giorni che verranno, per la noia, per l’ombra e per il male che t’aspettano, oh, serba intatta e viva l’imagine di quell’ora che a te parve immortale. Ricòrdati, ricòrdati, anima!...

Regina di Serbia, stanotte scordasti, per l’ore solenni, la veste di rosso broccato?... Purpurea qual sangue di vinti è la tunica slava che avvolger ti dee, prima schiava d’un torbido regno, di patria ne l’ore solenni. Ma gli ebbri soldati, o superba, ti preparano, ti preparano, col piombo, la tunica Serba.

E l'immagine di Tecla, mescolata alle sue rimembranze d'amore, gli riusciva cara, come a dire un fiore, un nonnulla avuto dalla donna amata; che lo si serba, lo si contempla, lo si porta sul cuore, e fin si pensa di farlo mettere nella bara, la quale nelle mestizie della giovinezza, torna così spesso e così desiderata alla mente.

Concettella non rispose. Il suo singhiozzo raddoppiò. Ma parla dunque, riprese Gabriele; getta dunque, in faccia di quell'uomo la tua giustifica. Non si serba il silenzio innanzi ad un'accusa simile, non si sprezzano quelle contaminazioni ! Tu devi comprendere alla fin fine che tutto codesto mi mette il cuore a brani. Non torturarmi dunque così. Perchè ne ameresti tu un altro?

Il nuovo tallero del Mocenigo serba il diametro e necessariamente la grossezza del vecchio, ma nel diritto reca un busto di donna rivolta a destra del riguardante, con piccolo diadema sul capo, e coperta d'ermellino le spalle, di ricco manto il petto; brutto e sdolcinato il disegno, povera l'esecuzione.

EMI. Figlio, il contento Fra noi serba nel cielo altro tenore. Qui non giunge all'affanno, ed è maggiore. SCI. Son fuor di me. Tutto quassù m'è nuovo, Tutto stupir mi fa. EMI. Depor non puoi Le false idee che ti formasti in terra, E ne stai lontano. Abbassa il ciglio: Vedi laggiù d'impure nebbie avvolto Quel picciol globo, anzi quel punto? SCI. Oh stelle! È la terra? EMI. Il dicesti.

Forse non ne avrebbe fatto nulla; ma l’avvenire ormai chiuso serba per il suo segreto. Nel 1915, l’indomabile ribelle