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Un avvenimento qual era l'arrivo poco aspettato di quell'elegante cugino non poteva a meno di occupare la sua immaginazione. Inoltre una voce segreta, ch'ella stessa non sapeva ben spiegare, l'avvertiva che il marchese di Sentis era venuto per lei.

Non sembrava vederlo, benchè lo fissasse coi suoi grandi occhi pieni di luce ignota. Egli le prese le mani, coprendola di baci. Ma ella le ritirò e scoppiando in un riso convulso che echeggiò stranamente tra le vecchie pareti, disse con voce rotta: Non mi toccate, signore. Sono la marchesa di Sentis. La misera fanciulla non potè più ristabilirsi.

La pesante carrozza si mosse e i quattro cavalli partirono di galoppo. Il marchese di Sentis tornò alle sue terre di Normandia. Paolo non si consolò mai della morte d'Ida ma non ne morì. Il tempo e l'arte sono grandi consolatori. Partì per Parigi dove non tardò a farsi un nome. Il dolore che fu veramente immenso fu quello del vecchio. Dolore grande, augusto.

Pure si volle illudere ancora, e pensò che le magnificenze del castello di Sentis ed i fragorosi divertimenti della vita di Parigi le avrebbero ben presto fatto tutto dimenticare. È difficile farsi un'idea dell'affetto che il conte portava a sua figlia. Ella era tutto per lui. Fu spaventato dallo sguardo fisso ch'ella aveva quella mattina. La cerimonia fu breve.

Nella sua delicata giovinezza il morale era strettamente unito al fisico. Finalmente giunse il termine di quella lunga agonia. Il curato del villaggio ed il conte stavano inginocchiati vicino al letto. Un po' più indietro il marchese di Sentis. Ebbe un istante di tregua e parlò per poco. I suoi discorsi erano incoerenti e strani, ma affettuosi per suo padre.

Un nuovo sorriso, più prolungato del primo, venne ad illuminare il volto del conte. E in poche parole raccontò a sua figlia, la quale molto si stupì di un avvenimento tanto straordinario, come davvero attendesse qualcuno, il marchese di Sentis, un parente lontano. La lettera che mi hai veduto leggere era sua. Egli deve arrivare oggi.

Mio padre, esclamò, non sposerò mai il marchese di Sentis, mai! mai! mai!.... Lo sposerai invece tra una settimana, disse il conte. La sua voce era ferma, ma dolcissima.

Di giorno in giorno la sua tristezza aumentava. Confessava dolorosamente a stessa che ora al marchese di Sentis avrebbe preferito il convento; sentiva pur troppo, che non sarebbe mai stata che una vittima rassegnata. Il marchese arrivò. la sua gentilezza, la sua galanteria compita riuscirono a diradare la nube di mestizia che pesava sulla fronte della fanciulla pentita.

Sopra un gran cartello, sormontato dallo stemma dei Montsauron inquartato con quello dei Sentis, leggevasi in lettere bianche su fondo nero: ALL'ANIMA DELLA NOBILE DAMA IDA DI MONTSAURON MARCHESA DI SENTIS DA SUBITANEO MALORE RAPITA LA SERA DELLE NOZZE LASCIANDO ORBATO LO SPOSO IL PADRE INCONSOLABILE CONCEDA DIO L'ETERNO RIPOSO LA CORONA DEL PARADISO.

È un bravo, simpatico e bel giovane, buon gentiluomo e padrone di grasse terre in Normandia che quei briganti del 93 non gli hanno potuto carpire. Solo i possedimenti del castello di Sentis gli rendono cinquanta mila scudi all'anno. Un paio d'ore dopo il marchese giunse. Ida trovò che suo padre le aveva detto il vero.