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Veritas in coelo moratur, quia omnis homo mendax. E poi ch'ebbe parlato, un bel concento S'udiva d'arpe, cetre, plettri e lire. T acendo poscia, fu non so chi disse: TERSICORE Or tienti fermo e non girar altrove, o spirto avventuroso, di tal guida; ma cauto va', ché un lupo non t'uccida, lo quale altrui dal dritto calle smove. «Turpe est cedere oneri quod semel recepisti». SEN.

Non perch'ognun di voi fama incoroni Qual difensor de la cristiana fede? Eccovi l'ora: a le più ree stagioni Vostro nobile voto or vi si chiede. dice, e d'ogni intorno ei si rivolve Sparso di sangue, in nembo atro di polve. Quinci ben pronto a gli ultimi soccorsi Con rattissimi passi ognun sen giva.

Magnanimo garzon l'angoscia vinse De l'aspre piaghe, e raccogliendo in seno I fuggitivi spirti un'asta strinse Col vigor de la man, che venia meno, Ottoman passa, ed ei l'acciar sospinse Nel ventre al corridor; pon sul terreno Tosto le piante il fier tiranno e rugge, Ma dal buon vincitor l'alma sen fugge.

l'una gente sen va, l'altra sen vene; e tornan, lagrimando, a' primi canti e al gridar che piu` lor si convene; e raccostansi a me, come davanti, essi medesmi che m'avean pregato, attenti ad ascoltar ne' lor sembianti. Io, che due volte avea visto lor grato, incominciai: <<O anime sicure d'aver, quando che sia, di pace stato,

Tra così cari uffici alza languente Lo sguardo alquanto il cavaliero, e mira La bellissima donna, onde repente Si disacerba il duol, che lo martira; Crescere intorno il cor gli spirti sente; Da l'affannato sen largo respira; E sotto gli occhi amati ei si rinfranca. Tanto, ch'a' detti suoi voce non manca.

Quinci fu di letizia alma, infinita, Poco sperata il Vaticano adorno, Ed aurea pace di qua giù sbandita Ver la greggia di Dio fece ritorno; Quinci furo suoi paschi erba fiorita, Ch'apriva rugiadosa a' colli intorno, E trasvolò per l'aria aura lucente, E sen corse di manna ogni torrente.

Qual, senza il buon mastin, pasto diviene A lo scannar de gli affamati denti Torma d'agnelli, ove talor sen viene Lupo notturno intra vellosi armenti: Tal senza il grande Eroe mal si sostiene L'usato ardir de le cristiane genti; Se non, ch'avverso a Turacan sen corre De' fier Baglioni il coraggioso Astorre;

O Bretinoro, che' non fuggi via, poi che gita se n'e` la tua famiglia e molta gente per non esser ria? Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia; e mal fa Castrocaro, e peggio Conio, che di figliar tai conti piu` s'impiglia. Ben faranno i Pagan, da che 'l demonio lor sen gira`; ma non pero` che puro gia` mai rimagna d'essi testimonio.

Or, poi che dentro a l'ampia mole ascese, Da Dio sospinto, il messagger beato, Scudo, elmo, brando, intra' più scelti, ei prese, Onde AMEDEO scenda in battaglia armato, E tromba; onde egli a memorande imprese Sprona gli eroi con l'immortal suo fiato: provveduto, in su l'aeree penne Dal sommo olimpo al cavalier sen venne.

Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d’Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo. Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di l