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Il marchese Terigi a que' fa vezzi, perché l'ignobiltá cerca aderenze; far gli faceva di rinfreschi mezzi, per turar ne' lor sen le maldicenze. Ma converrá che alfin si scandalezzi, o ch'egli abbia duemila pazienze; ché tutte le finezze fien mal spese, e rideranno a lungo del marchese. Ecco una dama con belletto e nèi, di settant'anni.

O per onta di me d'aspre catene Gravi perversa man la mia reina? Ella goda qua suso aure serene Fin ch'io godo del ciel l'aura divina; S'incontra il mio valor miseria indegna Ovunque son per gir meco sen vegna.

Poi le si mise innanzi tutte e sette, e dopo , solo accennando, mosse me e la donna e ’l savio che ristette. Così sen giva; e non credo che fosse lo decimo suo passo in terra posto, quando con li occhi li occhi mi percosse; e con tranquillo aspetto «Vien più tosto», mi disse, «tanto che, s’io parlo teco, ad ascoltarmi tu sie ben disposto».

«Inexpugnabile munimentum est amor civium: quid pulchrius quam vivere optantibus cunctis?». SEN. E se di qua di trovar nol sanno, allora per consiglio si delibra condurse ad altro duca, e for sen vanno a la cittade altrui, alcun si vibra de' cittadini contra e fa lor danno, anzi nel tetto si compensa e libra di quanta plebe sia capace; dopo piú men li accettan che li è uopo.

Vedi come storpiato è Maumetto Dinanzi a me sen va piangendo Ali Fesso dal mento infino al ciuffetto

Chi nella fievol, timida animetta Opra mutazione inaspettata, Quand'è fra il coro delle madri eletta? Di progenie d'Adamo al ciel chiamata, Grave è il sen della dianzi paventosa, E il pondo regge da dolor cruciata. Ed il porta con forza generosa! E dopo un figlio compro a tanto prezzo D'orrende angosce, altri portar pur osa!

Voi, ch'avete nel cielo alto ricetto, Vergini sacrosante, or mei dite. Qual, se sdegno a Nettun cangia l'aspetto, Teme Glauco e Nerco, teme Anfitrite: Ed ei su rote immense aspro fremente Conturba intorno il mar col gran tridente: XLVI Per guisa tal su quell'orribil piano L'alto d'Italia cavalier sen giva Pien di tempesta, e con terribil mano Fiumi di sangue in fra le squadre apriva.

Fuggia la torma, ed ecco l'altra avanti. E svolgeasi così, lungo i roseti, la danza; mentre li èmuli poeti a tal vista fremean nuove contese. Oh fontana d'Elai, dove son l'acque che un fluiron per larga vena? Dov'è il murmure tuo che tanto piacque a 'l mite Astíoco e a Brisenna serena? Cadde una notte ne 'l tuo sen la piena Luna, divelta per forza di carmi.

Il pianto, come un rivo che succede di viva vena, nel bel sen cadea; e nel bel viso si vedea che insieme de l'altrui mal si duole, e del suo teme.

Così confusa può far parola, sa tacere, onde s'arrabbia e strugge; Alfine a gli occhi d'AMEDEO s'invola, E di lui vergognando ella sen fugge; Cerca piaggie romite, e quando è sola Versa dolor, come leon che rugge, E dal colmo veggendosi caduta De l'alte glorie sue, vita rifiuta.