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Passerò le mie giornate oziose guardando il filo d’acqua scaturire, il seme dare germoglio, la formica diligente ordinare la sua citt

T. Dunque felice il luogo, e 'l seme, e 'l ventre, onde frutto eletto al mondo nacque: e più felice a cui dal cielo è dato gli occhi affissar nel lume de' begl'occhi, ai dolci accenti aver l'orecchie intente, e aver de gli occhi e de gli orecchi aperte le porte a l'alma e aver l'alma rivolta a la belt

L'esame di botanica Subiva uno studente. So, il professor dicevagli, Ch'ella ha studiato niente; Un quesito assai facile Proporre a Lei vogl'io: Con qual seme propagansi Le zucche? E quei: col mio.

Io sono forte, è vero, Io son la quercia che non crolla al vento E una legge d’amor rinnovatrice D’uomini e cose ne’ miei canti freme, Eterna, come il seme, Come il bacio del Sol fecondatrice. .... Benedicimi, o Madre.

Non credo che splendesse tanto lume sotto le ciglia a Venere, trafitta dal figlio fuor di tutto suo costume. Ella ridea da l’altra riva dritta, trattando più color con le sue mani, che l’alta terra sanza seme gitta. Tre passi ci facea il fiume lontani; ma Elesponto, l

Queste parole in capo voglio sculpite sian d'ogni tiranno, lo qual non esser Dio, ma fumo e nebbia s'intenda, e che non debbia farsi adorar al mondo, perché vanno e vengon tutti eguali di fral seme, ma tal le piume, tal le paglie preme. «Itaque multi extitere qui non nasci optimum censerent aut qui ocissime aboleri». PLIN.

Non credo ch'a veder maggior tristizia fosse in Egina il popol tutto infermo, quando fu l'aere si` pien di malizia, che li animali, infino al picciol vermo, cascaron tutti, e poi le genti antiche, secondo che i poeti hanno per fermo, si ristorar di seme di formiche; ch'era a veder per quella oscura valle languir li spirti per diverse biche.

Il Bello accennò col capo di , non sapendo dove il giornalista volesse andare a parare. Orbene, Garasso, proseguì il Giuliani, noi andiamo ambedue del medesimo seme; E non facciamo un buon punto, voi, io, poichè, a quanto pare, un altro aveva gi

ma tu, che da me bevi la forza essenzïale, ed il bene ed il male ricevi, rompi, potente seme, la zolla inturgidita. Benedirem la vita insieme. Cuce, in silenzio, sotto la lampada, una cuffietta rosa. Mai non si vide più leggiadra cosa. Trasale, a un tratto, ne l’ampia tunica, con un sorriso strano. La cuffietta le scivola di mano. Così, velato lo sguardo, pallida come una morta, ascolta.

"Non è, parlando a rigore, alcuno dei tre, ma tiene un po' di ciascuno: si potrebbe collocare in quel genere botanico in cui mischiandosi il seme di varii fiori, ne nasce un tutto più fragrante, più aggradevole ed attraente delle specie separate: in una parola, è un romanzo storico.