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Ad un tratto il vortice di spuma diventa tempestoso, l'elica comincia a pulsare rapidamente facendo vibrare la nave tutta. La terra si scosta. Allora delle voci si levano, dei pianti mal contenuti scoppiano.

Oh beata Ungheria, se non si lascia piu` malmenare! e beata Navarra, se s'armasse del monte che la fascia! E creder de' ciascun che gia`, per arra di questo, Niccosia e Famagosta per la lor bestia si lamenti e garra, che dal fianco de l'altre non si scosta>>. Paradiso: Canto XX Quando colui che tutto 'l mondo alluma de l'emisperio nostro si` discende, che 'l giorno d'ogne parte si consuma,

Lo spinge a dietro, e gli ne fa divieto, e par ch'arda negli occhi e ne la faccia; e con voce terribile e incomposta gli grida: Traditor, da me ti scosta! 71 Tu dunque avrai da me solazzo e gioia, io lagrime da te, martìri e guai? Io vo' per le mie man ch'ora tu muoia: questo è stato venen, se tu nol sai.

Oh beata Ungheria, se non si lascia piu` malmenare! e beata Navarra, se s'armasse del monte che la fascia! E creder de' ciascun che gia`, per arra di questo, Niccosia e Famagosta per la lor bestia si lamenti e garra, che dal fianco de l'altre non si scosta>>. Paradiso: Canto XX Quando colui che tutto 'l mondo alluma de l'emisperio nostro si` discende, che 'l giorno d'ogne parte si consuma,

43 La donna va per prenderlo nel freno: e quel l'aspetta fin che se gli accosta; poi spiega l'ale per l'aer sereno, e si ripon non lungi a mezza costa. Ella lo segue: e quel più meno si leva in aria, e non troppo si scosta; come fa la cornacchia in secca arena, che dietro il cane or qua or l

T’arde la fiduciosa alma ne gli occhi, E amor mi chiedi?... Oh, bada. Non trascinarti dunque a’ miei ginocchi, Non ti gettar su la mia fosca strada. Se gaudio e speme a te reca la sorte, Ti scosta

Io più non so da quanti anni le braccia mi stronco nell’indomita battaglia. Il macigno m’irride, scaglia a scaglia balzando agli occhi. E falsa è ancor la traccia. Se un balenar m’illude, altri mi scosta, brutale, sibilando:

Esce il re nella pianura con sua gente a sollazzar; tutti in abito da festa, tutti allegri a cavalcar. Don Gaifero un po' si scosta; indi affrettasi ad entrar, e si abbatte in un cristiano schiavo intento a lavorar.

Furente, ella fa l’atto di prendere per le spalle la cognata che si scosta, bianca piuttosto come una larva che come una creatura. Mortella. Non mi toccare. Bada! Toccheresti la morte. Giana. Di’ tutto, dunque. Parla! Voglio. Mortella. Mi reggo la mascella, non il cuore. Con l’ospite... La voce le si dirompe nel gran tremito. Giana. Ebbene? Mortella. Con l’ospite non è di nuovo entrato un amante?

38 Se 'l sol si scosta, e lascia i giorni brevi, quanto di bello avea la terra asconde; fremono i venti, e portan ghiacci e nievi; non canta augel, fior si vede o fronde: così, qualora avvien che da me levi, o mio bel sol, le tue luci gioconde, mille timori, e tutti iniqui, fanno un aspro verno in me più volte l'anno. 39 Deh torna a me, mio sol, torna, e rimena la desiata dolce primavera!