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Sbadiglio spesso, e spesso, dopo una specie di torsione alla regione epigastrica, mi istupidisco in un sopore che mi spaventa. I miei amici di camerata mi dicono che mangio troppo poco e che butto via troppo sovente la minestra. Non so che farci. È una minestra che mi ripugna e che non so ingoiare asciutta col brodo. Ci sono dei cani liberi che la lascerebbero nella scodella.

Fatemi friggere due ova, e datemi un boccone di cacio, oppure un tozzo di pane in una scodella di latte; sono i cibi che preferisco e non voglio assolutamente che vi diate altre brighe. Anzi, se mi permettete, verrò in cucina ad aiutarvi.

Oh! zio! lasciate ! Silenzio. So il mio dovere. E serrate le imposte afferrò il garzoncello per un orecchio. Tu hai messo quei chiodi, mariolo. Ti manderò via, brutto ceffo. Poscia, picchiatolo a suon di tamburo, salì per coricarsi. Martuccia vide il fanciullo che piangeva, gli si avvicinò e gli offerse una scodella di latte caldo.

Morgante qui le lagrime rinnova, che ognuna avrebbe empiuta una scodella; i suoi merti rammenta e il duol che prova per la prostituzione e si martella; qualch'eresia gigantesca ritrova, ché la disperazion lo discervella e dice della fede e la speranza cose contro gli arcani e la costanza.

Più curioso ancora era osservare quella massa di giovani, fra cui molti studenti e professori, appartenenti a più cospicue famiglie, osservarli, dico, colla loro scodella alla mano, divorando cogli occhi la caldaia, ed aspettando impazienti e silenziosi che finisse la questione tra i due veterani ufficiali.

E la scodella col cucchiaio che teneva in mano, producevano, sbatacchiandosi, un rumore secco, per cui gli altri due si voltarono. Oh! finalmente siete qui! esclamò la Virginia balzando in piedi con un fare semplice e naturale: Dove siete stata? Avete visto Pietro?... Maria non rispose. La commozione era troppo grande in lei perchè potesse nasconderla così subito.

Fui attaccato da un cobracapello come se fossi una scodella piena di latte. Ritto, gonfiava il suo cappuccio. Lo fermai col mio flauto: tre suoni acuti e tre modulazioni dolcissime. Lentamente si avvicinava. Quando fu a portata di mano, fulmineamente gli afferrai la testa e nella bocca aperta, con questa pinzetta, strappai i denti del veleno.

La madre andava e veniva dalla stanza vicina, stendeva la tovaglia sulla tavola e vi disponeva la scodella di maiolica bianca, la posata lucente che pareva d’oro, il bicchiere e la bottiglia del vino; la figliuola, china sul fuoco al mio fianco, soffiava gonfiando le gote perchè bollisse presto l’acqua del caffè.

Pure, da qualche settimane, non usciva più. Seduto presso la finestra della sua stanza, dopo bevuta una scodella di caldo latte la mattina, rileggeva per la ventesima volta la Storia di Carlo XII, lasciando scappar qualche muto riso e scrollando il capo alla descrizione di quelle battaglie del secolo passato; poi, quando una vicina dabbene veniva a portargli qualche cosa per il desinare, la tratteneva per raccontarle le campagne del Grand'uomo, nelle quali aveva fatto anch'esso la parte sua, e che ormai non poteva più raccontare a nessuno.

Per cibo una panata ha stabilito, e in una sua scodella la volea, che il nome di Gesú nel fondo avea. Destava compunzione e riverenza questa vergine mia pinzocherona, quando uscía col suo velo da Fiorenza, che la copriva, e in man colla corona. Avea di poverelli concorrenza dove passava, e un soldo a tutti dona; le baciavan le vesti, ed ella umíle dicea: Non fate; io sono un vermo vile.