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E dico cosí, non per riverenza servile a' tedeschi ed agli inglesi, ma per libero amore dell'arte e per desiderio che tu, nascente poeta d'Italia, non abbia a dare nelle solite secche che da qualche tempo in qua impediscono il corso agli intelletti e trasmutano la poesia in matrona degli sbadigli.

«Anche in collegio avevo la religione, e più che in casa nostra, anzi troppo di più; la qual cosa incominciò presto a seccarmi. Il buon Dio delle mie orazioni infantili si andava rivestendo di misteri, di dogmi e di formule. Ogni mattina, prima della scuola, avevamo la messa; ma che messa? un messone. Quel prete Risso, che veniva a dircela ogni giorno in congregazione, ci spendeva sempre da quaranta a quarantacinque minuti. Se il prefetto, passeggiante di continuo in mezzo alla corsìa, non ci avesse avuto sempre gli occhi addosso, che sbadigli sarebbero stati! E che risate, quando vedevamo il celebrante far segni ad un personaggio invisibile, borbottando certe parole che nel messale non erano scritte! Si era sparsa la voce che egli vedesse il diavolo, un diavolo tentatore, che veniva a distrarlo fin l

rispose Celeste, sospirando è quello del.... mio povero cognato. Cocò. La duchessa non voleva confessare che moriva di noia e invece andava dicendo che aveva i suoi nervi, che so io!... l'emicrania. Il duca, almeno, sdraiato in un cantone, con un giornale che gli copriva la faccia, si sfogava schiettamente in lunghi sbadigli, socchiudendo gli occhi.

Tu strisci, io volo; tu sbadigli, io canto: Tu menti e pungi e mordi, io ti disprezzo: Dell’estro arride a me l’aurato incanto, Tu t’affondi nel lezzo. O grasso mondo d’oche e di serpenti, Mondo vigliacco, che tu sia dannato! Fiso lo sguardo ne gli astri fulgenti, Io movo incontro al fato;

E allora il teatro, anche tappezzato di facce proibite e imbottito di sbadigli, vi si tramuta di punto in bianco, vi diventa come un museo, dove una bella Venere vi trattiene lungamente estatico in una gran sala fredda e malinconica, popolata all'intorno di torsi, di fauni, di filosofi greci e d'imperatori romani.

Almeno, se non vuoi farlo per obbligo, fallo per compassione: china i tuoi occhi sulla pianura e considera lo stato miserando della tua dilettissima figlia, la gioconda Napoli. Napoli si annoia, e siccome non suole fare mai le cose a mezzo, si annoia profondamente e coscienziosamente: rassomiglia ad una bellissima donna, pallida di spleen, col corpo abbandonato e le mani penzolanti, che ogni tanto apre la bocca.... per sbadigliare. Nulla può castrarla ed i suoi languidi occhi semichiusi non veggono d'attorno che cose vecchie; i teatri sono sempre gli stessi, e le emozioni che vi si provano, convenzionali; le passeggiate uguali, dritte e monotone; il cielo sempre sereno, il golfo sempre incantevole, i pomidori sempre eccellenti: sbadigli. Il sole va, viene, fa le smorfiette dietro qualche nuvola, pare che voglia andarsene e non tornare più, ma sono moine: ritorna e sempre col medesimo viso. La luna.... ma non parliamo di persone inutili. Tutto è cadenzato, registrato, previsto: nessuno scandalo, duelli..... leggieri, avvenimenti straordinarii pochini, le signore tutte in campagna o chiuse in casa per far credere che sono partite. Ci fu una, lotta amministrativa, ma ci si è campato fin troppo sopra ed ora è posta nel dimenticatoio; le alluvioni sono durate tre giorni, la quistione d'Oriente non attecchisce, quella del gran Caffè non interessa. Leda è risanata, i giovedì di ottobre riescono freddi e stentati. E Napoli sbadiglia a canto fermo, come se la sua Universit

Egli portava poi quelli occhi carichi di noia sopra un martire del Ribera, e cominciava una seconda tappa di sbadigli; e di tappa in tappa, e' trascinava quello sguardo senza lume da una Santa Agnese di Velasquez ad una Santa Lucia di Ribalta, da un santo inquisitore di Zurbaran ad altri santi e ad altre sante del Domenichino, del Caravaggio, del Guido.

Un giornalista solo, martire del dovere, faceva quattro righe di resoconto, seminato di sbadigli eroici e di sbagli d'ortografia; gli altri dormicchiavano, sdraiati alla meglio sui cuscini di cuoio.

E poi prendere in considerazione, che so io? la legge sulla instituzione delle colonne Vespasiane a Napoli, che è piaciuto ad un Baldacchino o ad un De Cesare qualunque di presentare all'onorevole Parlamento. La lettura di questa roba, condita di sbadigli da scantonare Palazzo vecchio a Firenze, mi ruba un'ora. Poi me ne vo. La mia prima visita è alla posta.

La sinistra discute, grida, rimprovera, si dibatte: cinque ore suonano, un Baldacchini qualunque, un Pantaleoni, sclama, fra due sbadigli: «Ai votila destra alza la mano, uno, due, tre.... le tour est fait, la discussione è strangolata, la legge è votata.