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I confronti tra questo primo attore e parecchi dei nostri italiani, tornerebbero forse a suo danno. Lascio Gustavo Modena, quel divino artista, che fece tutto bene, entrando, per dir così, nella pelle de' suoi personaggi; contenuto a forza nel Cittadino di Gand, arcigno nel Filippo, crudele e bigotto nel Luigi XI, terribile nel Sampiero, epico nel Saul, e sempre e da per tutto quel che voleva essere, non una linea di meno, o di più. All'altezza del Modena non era mai giunto, e forse non giunger

O Nïobè, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti! O Saùl, come in su la propria spada quivi parevi morto in Gelboè, che poi non sentì pioggia rugiada! O folle Aragne, vedea io te gi

Entrarono dietro a lui in un androne, che mandava odor di pannine il che non era da rigattieri, e conciliò l'animo del capitano con Abner, e perfino con la casacca di Saul. Giunto in fondo all'androne, il frate scudiero levò la faccia in alto, verso una scala, e gridò: È qui il degno amico mio Abner Ben Meir Aben Ezra? Chi mi chiama amico? rispose una voce nasale. Son qua.

O Nïobè, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti! O Saùl, come in su la propria spada quivi parevi morto in Gelboè, che poi non sentì pioggia rugiada! O folle Aragne, vedea io te gi

Ho il fatto vostro, se il vecchio Abner non è ancora andato a ricoverarsi nel seno di Abramo. Un rigattiere? Che! un drappiere, un banchiere, tutto quel che vorrete. Nella casa di Abner c'è un po' di tutto; perfino un lembo della casacca di Saul. Della quale non saprei proprio che farmi; disse il capitano Fiesco. Eh, dico così per farvi intendere che in casa di Abner non manca la stoffa.

E chi anche lo descrivesse nella rappresentazione intera d'un personaggio, rammentando, come altri fece, le voci, i gesti, i passi, ogni idea sua propria, renderebbe pur sempre una sola delle cento facce del suo genio; il quale da Lindoro a Saul, da Luigi undecimo a Edipo, ascese tutta quanta, la scala smisurata del dramma, come nella dizione magistrale della «Divina Commedia» risalì da Vanni Fucci a San Pietro.

O Saul, come in su la propria spada quivi parevi morto in Gelboe`, che poi non senti` pioggia ne' rugiada! O folle Aragne, si` vedea io te gia` mezza ragna, trista in su li stracci de l'opera che mal per te si fe'. O Roboam, gia` non par che minacci quivi 'l tuo segno; ma pien di spavento nel porta un carro, sanza ch'altri il cacci.

Un gran tumulto sconvolse allora la mente della donna: le battaglie dei Filistei e dei Siriaci si confusero con le battaglie dei Saraceni, Oloferne si confuse con Rizieri, il re Saul col re Mambrino, Eleazaro con Balante, Noemi con Galeana.

O Saul, come in su la propria spada quivi parevi morto in Gelboe`, che poi non senti` pioggia ne' rugiada! O folle Aragne, si` vedea io te gia` mezza ragna, trista in su li stracci de l'opera che mal per te si fe'. O Roboam, gia` non par che minacci quivi 'l tuo segno; ma pien di spavento nel porta un carro, sanza ch'altri il cacci.