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E un ritratto non basta. Del Thiers, del Gambetta, di Emilio Zola, di Ottavio Feuillet e via discorrendo, una copia, e non più; di Sarah Bernhardt quattro, cinque, sei, magari dieci, spendendo una ventina di lire.

Chiamò un domestico, segnalò la cassa delle pile alla scritta n. 10, e gli ordinò di trasportarla nel suo boudoir. Fu obbedita all'istante. Ella precedè il domestico. Questi rimpiazzò la serie n. 10 della principessa con quella n. 10 del principe, ed uscì. La giornata scorse nella tristezza e nel silenzio. Sarah era andata a Parigi per far delle compere.

Bisognava dunque riportare la commedia nel suo ambiente; vestire gli attori coi figurini dell'epoca; spogliare Margherita dei ricchi costumi odierni, indossarle il modesto scialle di allora e il cappellino a cuffia (non so se mi esprimo bene) che le ho veduto in testa nei ritratti riprodotti in un interessante studio intorno a lei e pubblicato, quattro o cinque anni addietro, nel Livre. E se ancora Sarah Bernhardt non ha saputo sacrificare a questo scopo le sue eleganti toelette, vuol dire che la vanit

Sarah, servite il the qui disse il principe, ed andate ad aspettare madama nella sua camera da letto. Nulla non potrebbe esprimere lo stupore, il terrore di Maud e di Sarah vedendo i preamboli del principe, il quale aveva l'aria d'imporre, anzi che di dimandare un colloquio. Sembrava gaio. La sua salute appariva più solida; il suo spirito, più sereno.

Ella si levò a mezzodì e passò nel suo boudoir. Era quivi che la prendeva la sua colazione, prima di ricevere la scossa elettrica. Ella mangiò quel mattino senza appetito, a causa della notte passata nell'insonnia. Sarah trovolla più pallida, gli occhi velati, le orbite offuscate e più incavate. La non disse nulla, però, per non attristarla.

Sarah si precipitò verso la sua padrona e la rialzò. Maud era morta... Qualche giorno dopo, il Corsaire scriveva: «Noi eravamo ben ragguagliati sulla situazione mentale della giovane principessa di Lavandall. Ella si è suicidata colla macchina elettrica. La si dice vittima di un amore disperato

Ella andava a sedersi nel suo boudoir per ricevere le scosse elettriche. Disponeva ella stessa l'apparecchio; teneva ella stessa i rheofori appoggiati al suo petto. Poteva leggere adesso. Cominciava a pigliare un po' di alimenti. Sostenendosi al braccio di Sarah, faceva il giro del suo appartamento, digeriva gi

I domestici francesi, cui il principe aveva ingaggiati, non penetravano nell'atmosfera della famiglia. Perocchè Ivan sapeva che quella gente, i cui costumi son quasi sempre ignobili, si costituisce sempre giudice severo dei padroni. Ivan d'altronde bastava al principe; Sarah e Rosa bastavano alla principessa.

Mettere a fianco a fianco sulla scena Zacconi, la Duse, e Mayol, Sarah Bernhardt e Fregoli. Eseguire una sinfonia di Beethoven a rovescio, cominciando dall'ultima nota. Ridurre tutto Shakespeare ad un solo atto. Fare altrettanto con tutti gli attori più venerati. Far recitare Ernani da attori chiusi fino al collo in tanti sacchi.

State tranquillo, dottore, un'ammalata non oblia nulla, allorchè ella tiene alla vita quanto io vi tengo. Sia. Ci siamo bene intesi. Il dottore abbreviò le istruzioni sollecito ch'egli era di sorbire il the profumato che Sarah servivagli. E' parlò allora d'altre cose. Sapete voi, principessa diss'egli che Parigi si occupa di voi? Di me! sclamò Maud con sorpresa.