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Il mio spirito voleva ribellarsi a quel giogo, e diventava più insofferente ogni giorno; avessi io avuto una colpa, il rimorso non mi avrebbe fatto tanto male quanto il sapermi accusato senza ragione. Tuttavia ella era così buona, così dolce, così debole, che io ne sentiva quasi compassione, e trovava forza ogni volta di rispondere ai suoi rimproveri colle mie carezze.

Se ne ricorda? aprendole tutto il mio cuore, La pregavo allora di sapermi dire quel che di me pensava sua sorella Vincenzina e come sarebbe stata accolta una mia timida e rispettosa domanda.

Pensavo ad Eugenio, alla stranezza della condotta di Clelia verso di lui, alle parole brusche che io le aveva diretto; mi sentiva commosso dalle lagrime che aveva visto, pauroso dello stato in cui Clelia si trovava, e poichè tutte queste sensazioni si avvicendavano così rapidamente da confondersi, e non concepiva colla mente il nesso che le legava, io me ne rimaneva sbigottito meglio che offeso, senza avere la forza di perdonare, e senza sapermi dare ragione della mia durezza.

Il gaudio mio più intenso era nel sapermi lontano dalle cose passate, lontano da certi luoghi, da certe persone, inaccessibile. Assaporavo talvolta la pace della campagna primaverile raffigurandomi lo spazio che mi divideva dal mondo oscuro dove io avevo tanto sofferto e di dolori tanto cattivi. Una paura indefinita mi stringeva ancora, talvolta, e mi faceva cercare con sollecitudine intorno a me le prove della sicurt

Ognuno ha la speranza sapermi domato come una grossa bestia morfinizzata. Il mio vello d'ermellino e la mìa bianca criniera sono pegni d'innocenza e di lenta agonìa.

Lo vide il Luciani, ed i suoi occhi balenarono di ferocia e di superbia: rilevò il capo, e prima lo volse al fido creato con tale un garbo, che pareva volesse dargli un morso, e gli volea sorridere; poi all'auditore Valentino Turchi, e continuò a dire: e meriterebbe plauso se non ci togliesse modo di sperimentare la tortura capillorum, che presagiva applicare in questa mattina; e voi siete troppo rotto nella pratica delle cose criminali per non sapermi istruire, come questa prova partorisca quasi sempre ottimi effetti.

Mi cheto, come egli raccomanda, ed anche mi addormento, dopo aver bevuto un sorso della pozione che mi offre, senza sapermi dire che cosa ci sia. Due o tre ore dopo arriva il dottore, che riconosco benissimo, e che è lieto di sentirmi parlare. Animo, via, le cose vanno benissimo. Se lo dice Lei.... Ma ci ho dolori da per tutto. Si contenti, si contenti. Quelli passeranno in due o tre giorni.

Mi licenziò così. In altra circostanza, io non avrei lasciato senza risposta le sue troppo recise affermazioni; ma, in quel momento, che poteva importarmi di esse? Ero felice di sapermi sano, e sorridevo allegramente dei consigli di lui e della solenne seriet

Mi compiacevo di sapermi voluto bene da lui; ma quand'egli arrivava, improvvisamente alla villa per uno o due giorni, avevo proprio una sensazione di terrore nel sentirmi sballottare tra le sue braccia, strusciar dalla sua barba allorchè mi baciava, trascinar per mano lungo i viali, pei sentieri delle colline, forzandomi a correre mentre egli camminava regolarmente coi larghi passi da gigante; nel vedermi tutt'a un tratto sollevato di peso, con un braccio, perchè potessi staccare un ramo, o cogliere un frutto da un albero che mi pareva toccasse il cielo, guardato da terra.

Quel mio stato di muta adorazione, Fausta, nei primi istanti lo interpretò per freddezza. Come farla partecipare ai miei sentimenti, alle mie idee? Temevo di non sapermi esprimere e di non essere compreso. Questa convinzione mi impediva di parlare. Che importava infine? Sapevo di essere la Volont