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La paonessa non balla piú sul prato. Gli alberi del bosco lasciano cader pallide sul terreno le loro foglie; non hanno piú vigore, non hanno piú bellezza . |Sacontala|. Padre mio venerando, contèntati ch'io parli a questo madhavi, i di cui fiori rubicondi infiammano il bosco. |Canna|. So, figliuola mia, quanto l'ami.

|Grisostomo|. Avvertite per altro che per derivare diletto dalla lettura della Sacontala, qualunque sia la traduzione di cui vi serviate, vi bisogna formarvi prima una qualche idea del clima, della storia naturale, de' costumi, della religione degli indiani; perché in gran parte le bellezze di questo componimento derivano dall'affluente freschezza delle tinte locali.

Da quell'istante i piaceri della vita gli sono in odio; la mente sua è stravolta; non dice parola che non sia un delirio; chiama col nome di Sacontala qualsiasi donna gli venga innanzi; e per lo piú siede vergognoso, col capo sulle ginocchia. Entra Dushmanta vestito a penitenza. Ogni parola sua è l'emanazione del dolore. I circostanti s'industriano di sviarlo dal suo pensiero affannoso.

|Anusuya e Priyamvada|. Ahi! ahi! E di noi chi avrá cura? Piangono entrambe. |Canna|. Sono superflue le lagrime, o Anusuya. La nostra Sacontala ha bisogno d'essere rinvigorita dal nostro coraggio, e non giá d'essere intenerita dai nostri lamenti.

Sacontala, nel mirare Dushmanta, sente una segreta emozione che non le pare in accordo colla santitá del luogo. Intanto le ancelle entrano in discorso con lui, e con onesta preghiera gli dimandano chi egli sia.

Altrimenti, ella tornerá al padre suo. Il re acconsente. E 'l sacerdote mena seco la misera, che altro non fa che piangere, e pregar la terra «dea clemente, perché si apra e la raccolga nel suo seno». Poco dopo torna il sacerdote, e proclama un miracolo. Gli anacoreti erano partiti. Sacontala singhiozzava, e, protendendo le braccia, piangeva la sua trista fortuna.

Vedi con che lagrime di pentimento piango la perdita della diletta mia, che rifiutai senza ragione! Vedimi fatto gramo e oppresso dall'ambascia! Eppure la bella stagione è questa della primavera, che col suo ritorno riempie tutti i cuori altrui di gioconditá: tutti, ma non il mio. E ciò che piú lo addolora è il pensare ai patimenti della povera anima di Sacontala.

Dushmanta osserva l'industria ingenua di Sacontala, e fa confronto tra la grazia de' movimenti di lei e le studiate maniere delle donne della sua corte. Quanta maggior venustá in Sacontala!

|Sacontala|. Padre, allorché quella povera antelope, che or cammina lenta lenta pel peso de' suoi portati, gli avrá partoriti, mandami un messaggio cortese che me l'annunzi salva e vispa. Non dimenticartelo, te ne scongiuro. |Canna|. Carissima mia, sta' certa, nol dimenticherò. |Sacontala| muove il passo, poi s'arresta. Chi m'afferra il lembo della veste? Chi mi rattiene? Si volge e guarda.

La soave bellezza di lei mette rapidamente in tumulto il cuore di Dushmanta. Qui dic'egli, qui mi nasconderò dietro quest'albero, onde mirar tutte le leggiadrie di Sacontala, e non iscemare nell'anima di lei la confidenza. Sacontala, credendosi sola, prega le compagne perché le sciolgano il fermaglio del mantello che le comprime di troppo il seno.