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Ugo scese senza una direzione per la valle, nella notte oscurissima, poi s'arrampicò ad un monte, sempre alla cieca, percuotendosi nelle piante, molte volte cadendo, affondando, squarciandosi i piedi e legando le gambe nei rovai, e spiando cogli occhi intentissimi, coll'odorato, colle mani.... Camminò, camminò. Ad un tratto gli parve che qualcuno parlasse di lontano.

Un gemito partì dal petto della bimba, un altro dagli spettatori, e un grido da Tom, il quale tutto tremante s'arrampicò sulle corde che scendevano dall'alto, e lesto come un gatto andò nella rete, prese fra le braccia Frida e la portò giù. Essa sentendosi nelle braccia del suo amico aperse gli occhi. Ti sei fatta male? disse Tom. Sono tutta stordita, rispose la fanciulla.

Medinek appoggiò un orecchio alla parete per udire se giungeva fino a lui qualche parola, ma non udì che un mormorio indistinto. Saliamo, mormorò egli. Sta saldo, rispose il greco. S'arrampicò sulle spalle del guerriero, si aggrappò ai travicelli che formavano l'ossatura del tetto e con un salto giunse in cima. Stendere le mani al compagno e tirarlo su, fu l'affare di un istante.

Il ragazzo intascò ogni cosa, ringraziando a mezza voce, col suo fare burbero, ma con uno sguardo per la prima volta sorridente e affettuoso. Poi s'arrampicò nella sua cabina, tirò la tenda, e stette queto, pensando ai fatti suoi.

Per dissimulare lo spasimo, chiamò Roberta fortemente, nell'intervallo fra un colpo e l'altro delle onde. Roberta! disse, vieni qua con noi. Ti esponi troppo all'aria.... La fanciulla s'arrampicò per la distanza che la separava, dalla sorella, e Cesare la studiò in quell'atto, mentre s'appoggiava all'ombrellino chiuso, aiutandosi contro le difficolt

E a vincer la tentazione di spiattellare ogni cosa, s'arrampicò bofonchiando per le scale, e riparò nella sua camera. Vi sarebbe restata tutto il giorno, contentandosi di mangiare il prosciutto e l'uva che s'era comprato a Peschiera, se verso le quattro non fosse accorsa l'ostessa trafelata a chiamarla. Venga, signora Clarice, ella disse alla Teobaldi.

S'arrampicò sulle roccie ornamentali ammonticchiate sotto alla finestra e, lacerandosi le mani ai spogli rami dei rosai, riuscì ad afferrare il davanzale della finestra e a spingere lo sguardo traverso i vetri chiusi e le lievi tende di mussola. E vide Anne-Marie.

Non c'è posto disse tutto tremante il ragazzo. Avvicinati! coraggio! Carlo s'arrampicò sul monte per evitare quegli animali, ma lo fece così in fretta e con tanta paura che un vitello ch'era sul pendio lo rincorse, ed egli gridando, tutto pauroso, rifece i suoi passi e si nascose dietro il professore.

Si riposò alcuni istanti, poi s'internò tra i campi di durah e giunse ai piedi di alcune colline aridissime: esitò un momento, poi s'arrampicò su pei dirupati fianchi di una delle più alte, aggrappandosi agli sterpi e ai crepacci e raggiunse quasi la vetta, dove s'arrestò dinanzi a una gran caverna. Ci siamo, diss'egli, deponendo il greco a terra. È qui che noi pianteremo il nostro nido?

Il muro, col consenso dei compagni, era stato trapassato nella penultima notte. I compagni, all'ultimo momento, ebbero paura. Sterpone, che delirava di mettere le mani nel sangue dei suoi falsi accusatori, non esitò un minuto. Spostò i quadrelli, entrò nella cucina come un gatto, levò l'uscio in un attimo, s'arrampicò sul muro strisciando fin dietro la garetta, e coi rompimenti del tuono si lasciò giù dal bastione colla leggerezza e l'agilit