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Volle lo Spirito santo mostrare nel rubo verdissimo, nel quale Moisé vide, quasí come una fiamma ardente, Iddio, la verginitá di Colei che piú che altra creatura fu pura, e che dovea essere abitazione e ricetto del Signore della natura, non doversi, per la concezione per lo parto del Verbo del Padre, contaminare.

Un mariuolo, senza curarsi ch’io ero un brigadiere di polizia, mi rubò il fazzoletto dalla saccoccia. Il Commissario Oh! imbecille! Il Brigadiere Chi? Il Commissario Voi! Il Brigadiere L’imbecille è sempre il derubato! Il Commissario

canzone che un poeta gli rubò, la mise in un libretto o melodramma e che noi poi abbiamo sentita accompagnata da scelta musica in teatro. Oh! mirate un po' questi poeti dove si attaccano per rubare i versi: fino quelli del povero Neri non furon salvi. Ma torniamo ad Esmeralda.

SIGNORA Ed io mi chiamo Carlotta Zaira Coriktzin, Stiriana. Il nome Carlotta l'ho lasciato, per non evocare mesti ricordi. Ma ohimè, a che valgono le mie ricchezze, se non ho più chi a me pensi? Il cuore non ama le ricchezze. Il cuore vuole un cuore, e niente più. A 30 anni, e vi giuro che non ne rubo alcuno, io sono gi

Scrive da Lecco il connestabile Sfolcada Melik, come uno dei suoi soldati rubò la marra ad un bifolco. S'impicchi colla marra a canto. Fu fatto così appunto, ed al villano pagata la marra. Ma costui la notte, andò a levar via dalla forca quell'arnese. Ebbene, si appenda anch'esso alla forca medesima, e la marra fra loro due. Sar

La lettura non mi rubò più di un'ora, ma se anche ne avessi impiegate due, non me ne pentirei nemmeno.

Ed Adriano rubò le carte. Il fatto gli pesava... Era inevitabile! Non si commettono però simili intraprese col cuore calmo e gaio. La ragione pertanto zittiva l'istinto. Infine, per distrarlo, Vitaliana sopraggiunse. Ella lo condusse, senza dir motto, dritto dritto nella camera di suo marito, e gli mostrò lo stipetto di ebano ed oro.

Ma intese che il capitano Fiesco aveva bisogno di lei. Signor Almirante, diss'ella, vi lascio per qualche momento col vostro don Diego. Ripasserò a salutarvi, prima di partire da Valladolid, ove ad ogni modo ritornerò per far più lunga dimora, se pure non seguirete la Corte anche voi. Ora, se permettete, vi rubo per una mezz'ora il conte di Lavagna. Così prese commiato.

La ringrazio. E arrivederci. Al PUCCI che le porge la mano. Scendo con voi, Ugo. Perchè? Rimani un poco. Ho un cappellino da mostrarti che è un amore. Ma prima delle tre voglio essere alla Villa. , . Forse mi deciderò a venire con te. L'ha tratta in disparte. Piano. Non fare la sciocca, ti prego. FULVIA. ridendo. Sei gelosa? Non te lo rubo, il tuo Ugo, stai tranquilla.

Non ti vergognerai? O che rubo? Non farai come quell'altro, ricordi? s'interruppe rivolgendosi alla moglie che agli urli e ai fischi della gente, buttò via tamburo, camicione e cappellaccio in mezzo alla via... nel paesetto vicino qui un mese fa. Me ne rido dei fischi! Non sono legnate. Bravo! La giovane moglie del burattinaio lo aveva interrogato anche lei nei giorni avanti: Come ti chiami?