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Ai facili Tempi che venner poi, Forse più eccelsi titoli Non ebber ciuchi e buoi? Su questo cencio ignobile Che ha titol di Rivista Sputò la bava sordida Un rospo giornalista; Qui con oscene ingiurie Quel sozzo ordì i ricatti; E con tal foglio il podice Credi forbir? lo imbratti.

Questo, poi, non lo so. Dovreste pur saperlo. Dovrei pur saperlo?!... Non capisco. È assurdo che non lo sappiate. E non lo so, non lo so! Che ho da farci? Mi secchi. Smettila! La smetto, . Vi rivolgevo qualche parola... per non tacere. Che un tipo come te parli o taccia, è tutt'uno! Se è tutt'uno, preferisco di tacere. Puff!... Puff!... Che brutto rospo! Non fumi, tu? No, non fumo.

Resistenza alla forza.... diceva con i denti stretti, resistenza alla forza! provati brutto muso di rospo.... In nome del re e della legge sei in arresto! E lo trascinava verso l'uscio.

Un'altra offesa?... Non starò in piedi. Vedrai che ti terrò buona compagnia. È un'ottima intenzione, ma alquanto problematica. Puff!... Che rospo! La gran massa di capelli d'oro sbiadito è tutta arruffata ed erta sull'occipite, come un fantastico colbacco. Ella si accosta al tavolino.

Per restar tra le antiche, Frine era un mostro di corruttela, senza dubbio; il suo nome istesso, che era poi un soprannome, datole quasi per marchio d'infamia dai suoi contemporanei, lo dice. Frine, rospo! Ma che importa ciò? Frine è un miracolo di bellezza; e Prassitele copia appuntino quella perfezione di forme; e quei di Gnido la mettono sull'altare, per rappresentarvi Afrodite.

ANALOGIE E GIUOCHI DI PAROLE trampolino lirico delle lingue calcolo Calcutta guttaperca pergamena Agamennone ameno anormale animale malanimo Marmara aromatico =u u u= flauto rospo nascita delle perle apremina MERDA ai

Non ho più che questo! E quasi a testimoniare le sue angustie, la sua miseria, si levò dal taschino il biglietto sudicio, ripiegato: Non ho più altro che dieci lire! Cantasirena glielo prese al volo, colle dita rapide come la linguetta del rospo. Eh, credete che ce ne vogliano cento per pagare il brum?... Prendi, Gioconda; gli dai due lire colla mancia.

La sposina lo ama, lo invita al pianoforte o alla lettura in due o alle intime delizie dell'amore; ed egli la lascia fare; ma a un tratto sbadiglia, sbadiglia a lussarsi le mascelle e ad ogni sbadiglio cade una doccia ghiacciata sul cuore della povera sua compagna, che invano tenta di convertire un'oca in un'aquila o di stillare del sangue caldo nelle vene di un rospo.

Appena il grido de l'Eroe percosse Con sinistro rimbombo il ciel vicino, E le prossime schiere e la funesta Voce avvisâr dei minacciosi estinti, Tremâr tutti i Celesti, e verdi il volto Da la paura, si guardâr negli occhi Silenzïosi. Avvertì anch'esso Iddio L'imminente periglio, e com'era Sfidato e triste e non del fato ignaro, Sul primo che gli occorse eburneo seggio S'abbandonò. Stupidamente in giro Movea gl'inebetiti occhi, e non tosto Pipilargli a l'orecchio udì il divino Colombo, e sospirar, qual su la Croce, L'incarnato suo figlio, in un dirotto Pianto scoppiò, tutti adempiendo insieme Di stupore i Beati e di sgomento. Qual se dal fondo d'uno stagno, impuro Suscitator di sitibonde febbri, Leva un rospo un loquace inno alla luna, Tutte svegliansi a un tratto, e gli fan coro Le profetiche rane, onde a l'intorno Di chioccio chiacchierio suonano i campi; Tale, al pianger del Dio, per l'azzurrine Vòlte del vacillante Eden destossi Un suon di disperate urla e di pianti. Piangean le poverette alme digiune D'ogni gioia di nozze e d'ogni amore, E tu primo fra loro, o immacolato Fior dei Gonzaga. A un altarino innanzi Tutto adorno di ceri e di ghirlande Ei traducea l'eterne ore in ginocchio Mormorando preghiere a un Crocifisso D'indico dente elefantino. Il novo Gemito udito, in piè balzò, le ceree Mani protese, e, l'argentina voce Spaventato cacciando, a correr diessi Per li stellati corridoi del cielo. Accoccolata a un angolo romito La povera Teresa ivi giacea Stranamente ghignando. In lei si avvenne Il fuggitivo, e, qual fagian, che senta Dietro di del cacciator la pésta, Fra l'ovvie macchie il capo aureo nasconde, Tutto ai colpi lasciando il corpo esposto, Tal fra le gonne sbrindellate e conce De la squallida pazza il mal completo Garzon cacciò la paürosa testa, badò per la prima al sesso avverso. N'ebbe gioia la diva, e a quella guisa Che una grave bertuccia a' rai del sole, Tolto fra braccia un piccioletto amico, Tutta a forbirlo e a coccolarlo intende, Così, strillando allegramente, al vizzo Petto ella strinse il trepido fanciullo, E tante gli tessè d'intorno al corpo Con la lubrica man giochi e carezze, Che a la fine ei sentì corrergli il sangue Tale un'ignota volutt

Non poteva la natura farmi una bestia come queste? darmi fame di lupo, bocca di rana, pancia di rospo, collo di grue, denti di cane, due lingue di serpe, stomaco di sturzo, che bevesse come cavallo, dormisse come ghiro e cacasse come una vacca? TRASIMACO capitano, GULONE.