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Il signor Amedeo sapeva proprio tutto, siccome aveva detto pur dianzi. Che cosa soggiungergli allora? E prima d'ogni altra cosa, come guardarlo in faccia? Il nostro eroe non sapeva davvero in qual modo uscire dal ronco. Frattanto rimaneva grullo, cogli occhi bassi e le braccia penzoloni davanti al suo giudice, aspettando un'altra frase che lo facesse cadere da capo sulle ginocchia.

Le rive melanconiche del Ronco conservano ancora il ricordo di un altro avvenimento storico, quello che ha segnato la giornata dell'11 aprile 1512, uno dei più terribili scontri che abbia insanguinato il suolo italico, una lotta così eroica che Teodorico e Odoacre stessi ebbero ad ammirare il valore dei combattenti. E' l

Per arrivare alla basilica di Classe bisogna percorrere circa tre miglia, in direzione nord-est. Da prima si traversa il Ponte Nuovo, al disopra del fiume Ronco; poi si scorge, a due miglia di distanza, in una solitudine completa, l'antica chiesa con a lato il campanile rotondo e cupo. Tutto all'intorno si stende una vasta pianura paludosa, d'aspetto severo e malinconico, rotta qua e l

Biella è una cittadina simpatica, che si presenta pulita, sanissima, affaccendata, percorsa da cento omnibus dalla stazione verso il santuario e verso Andorno. Nella via maestra vi sono dei portici sotto cui s'impaccia la gente ai giorni di mercati popolosi: tutto vi si trova, dalle usuali terraglie impastate colle argille di Ronco e Ternengo agli immensi tesori delle fabbriche grandiose.

Bonaventura vide in quel punto tutta l'orridezza del suo stato, e l'ignominia degli atti a cui era trascorso. Una vampa gli salì alla fronte; vampa di vergogna insieme e di rabbia; e non sapendo come uscire dal ronco, andò con mentita audacia incontro al nemico. Chi siete voi? dimandò.

La colonna commemorativa che si vede ancora oggi sul campo di battaglia, sulla riva del Ronco, fu eretta nel 1557, per cura del governatore pontificio della Romagna, Donato Cesi, che divenne più tardi cardinale. Delle iscrizioni incise su medaglioni di arte molto mediocre ricordano il grande avvenimento.

Per cacciare i tristi pensieri, la pietosa signora lèsse il memoriale dei piccoli obblighi che l'Almirante aveva ricordati con tanta diligenza, e insieme con tanto candore, dai centonovantacinque ducati complessivamente dovuti a parecchi suoi concittadini, come Luigi Centurione Scotto, Paolo Di Negro, e Battista Spinola del ramo di Luccoli e dei signori di Ronco, fino al mezzo marco d'argento ad un ebreino di cui non rammentava il nome, ma che indicava minutamente, come quello che soggiornava, vent'anni prima, alla porta della Juiveria, in Lisbona.

Si era in un ronco. O saltava il ministero, o si sarebbe andati incontro a grossi guai. Priore, o che l'avete fatto anche al sottoprefetto, questo discorso? chiese facetamente il padre Tranquillo. Gliel'avrei fatto sicuro, se avesse chiesta la mia opinione; rispose il padre Anacleto. Egli è venuto invece a parlarmi di tutt'altro. Sapete di che?

E adesso... lo so anch'io; siamo in un ronco, e la è dura di dover dare indietro, al cospetto di tutti. Ma infine, non sarai tu il primo a cui è capitato il somigliante. Papi e imperatori, principi e capitani ti offre la storia in buon dato, che hanno dovuto, un giorno della lor vita, appender la voglia all'arpione. E non si son mica guastati il sangue per così poco; hanno aspettato la volta loro, ed hanno messa a più certo segno la mira. Impara anche tu; lascia di trarre in arcata e lontano; mira da vicino e traggi di punto in bianco; è buon colpo. Fa a modo mio, Giacomo, e non avrai sopraccapi. Sai donde vengo? Da caccia, ti dir