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Io, che c'entra? sfiatavo li cavalli Pe' fa' presto... Ma intanto? Sti cuscini Me ce vonno du' scudi pe' rifalli. Erimo venticinque in compagnia De li soni; fu un pranzo prelibato! Zupp'ingrese, caffè, rumme, gelato... Te dico, roba fina, sciccheria. Dopo pranzo fu fatta un'allegria, Tutti a panza per aria immezzo ar prato, A l'aria aperta e dopo avé' ballato, Ritornassimo in giù a l'avemmaria,

Ce calò sopra a l'occhi com'un velo... L'assassini, scappanno giù de sotto, Ci aveveno sparato a bruciapelo. Allora quelli che restamio dritti Se buttassimo giù su lo stradale, E quanno se vedessimo sconfitti Ritornassimo drento ner casale. E siccome mancava er generale, Fu detto: Si ce d

Il reis si affrettò a portarsi a prua dove s'incontrò con Omar che stava armando la sua carabina. Hai udito? chiese il sennarese a bassa voce. Perfettamente. Daùd, rispose il negro. Che ne dici? Che quel grido fu un segnale. Degli insorti? Ho tutte le ragioni per crederlo mandato da qualche sentinella degli insorti. Stiamo attenti, Daùd che possiamo venire attaccati. Se ritornassimo?

Dice: Vortate giù pe' ste spallette, Annate a dritta, traversate er prato, Quanno sete 'rivati a le Casette Domannatelo a l'oste der Curato, Che ve l'insegna. Quanto ce se mette? Dice: Si annate a passo scellerato, Ce metterete sempre un par d'orette. Ritornassimo addietro viciversa, Fijo de Cristo! co' le cianche rotte. Quanno stassimo sotto a la Traversa

I primi giorni del ritorno al villaggio furono dunque piuttosto tristi che lieti; e forse, se alcuni anni dopo la morte ritornassimo al mondo, avremmo parimente più motivi di piangere che di rallegrarci, anche senza tener calcolo dell'accoglienza degli eredi!