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<<La faccia tua, ch'io lagrimai gia` morta, mi da` di pianger mo non minor doglia>>, rispuos'io lui, <<veggendola si` torta. Pero` mi di`, per Dio, che si` vi sfoglia; non mi far dir mentr'io mi maraviglio, che' mal puo` dir chi e` pien d'altra voglia>>. Ed elli a me: <<De l'etterno consiglio cade vertu` ne l'acqua e ne la pianta rimasa dietro ond'io si` m'assottiglio.

Ond'elli ancora: <<Or di': sarebbe il peggio per l'omo in terra, se non fosse cive?>>. <<Si`>>, rispuos'io; <<e qui ragion non cheggio>>. <<E puot'elli esser, se giu` non si vive diversamente per diversi offici? Non, se 'l maestro vostro ben vi scrive>>.

Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d'Anchise che venne di Troia, poi che 'l superbo Ilion fu combusto. Ma tu perche' ritorni a tanta noia? perche' non sali il dilettoso monte ch'e` principio e cagion di tutta gioia?>>. <<Or se' tu quel Virgilio e quella fonte che spandi di parlar si` largo fiume?>>, rispuos'io lui con vergognosa fronte.

si` lascio` trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: <<Quando fia ch'io ti riveggia?>>. <<Non so>>, rispuos'io lui, <<quant'io mi viva; ma gia` non fia il tornar mio tantosto, ch'io non sia col voler prima a la riva; pero` che 'l loco u' fui a viver posto, di giorno in giorno piu` di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto>>.

pero` che forse appar la sua matera sempre esser buona, ma non ciascun segno e` buono, ancor che buona sia la cera>>. <<Le tue parole e 'l mio seguace ingegno>>, rispuos'io lui, <<m'hanno amor discoverto, ma cio` m'ha fatto di dubbiar piu` pregno; che', s'amore e` di fuori a noi offerto, e l'anima non va con altro piede, se dritta o torta va, non e` suo merto>>.

Ond'elli ancora: <<Or di': sarebbe il peggio per l'omo in terra, se non fosse cive?>>. <<Si`>>, rispuos'io; <<e qui ragion non cheggio>>. <<E puot'elli esser, se giu` non si vive diversamente per diversi offici? Non, se 'l maestro vostro ben vi scrive>>.

Io non piangea, si` dentro impetrai: piangevan elli; e Anselmuccio mio disse: "Tu guardi si`, padre! che hai?". Percio` non lacrimai ne' rispuos'io tutto quel giorno ne' la notte appresso, infin che l'altro sol nel mondo uscio. Come un poco di raggio si fu messo nel doloroso carcere, e io scorsi per quattro visi il mio aspetto stesso,

Io ch'era d'ubidir disideroso, non gliel celai, ma tutto gliel'apersi; ond'ei levo` le ciglia un poco in suso; poi disse: <<Fieramente furo avversi a me e a miei primi e a mia parte, si` che per due fiate li dispersi>>. <<S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte>>, rispuos'io lui, <<l'una e l'altra fiata; ma i vostri non appreser ben quell'arte>>.

<<La` su` di sopra, in la vita serena>>, rispuos'io lui, <<mi smarri' in una valle, avanti che l'eta` mia fosse piena. Pur ier mattina le volsi le spalle: questi m'apparve, tornand'io in quella, e reducemi a ca per questo calle>>. Ed elli a me: <<Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto, se ben m'accorsi ne la vita bella;

si` lascio` trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: <<Quando fia ch'io ti riveggia?>>. <<Non so>>, rispuos'io lui, <<quant'io mi viva; ma gia` non fia il tornar mio tantosto, ch'io non sia col voler prima a la riva; pero` che 'l loco u' fui a viver posto, di giorno in giorno piu` di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto>>.