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E cosí fu la fin d'ogni mio affanno e 'l principio d'un felice stato ch'io quasi par che a me istesso nol creda. Che te ne pare? FILENO. Io, non sol mi stupisco, ma, dentro, d'allegrezza mi confondo. Bene è venuta a tempo: ché comprata l'hai con tanti disagi e tanti pianti e tante amare notti e tanti giorni che appena mi risolvo se ciò basti a compensar tante fatiche e danni.

TRASIMACO. Io non consumo tempo in astuzie e stratagemme militari, mi risolvo alla prima. TRINCA. Stimava che volessi straccarlo; e come fusse stracco delle braccia, saltargli adosso e strangolarlo. TRASIMACO. Io mi terrei a vergogna uccider genti stracche, non son cose da pari miei vincer con astuzie; ma poiché era un solo, perché non entrar in mezo e avisarmi?

Io lancio de la fame; ché ho cercato quest'altro parasito tutto il giorno. Or mi risolvo che non è possibile che ceniamo istasera. E che 'l vecchione impari, un tratto, a fare a la civetta in terzo con duo mastri di rapina! Forza è che l'indugiamo un vantaggio per farla netta; ché a trovar Listagiro non basteria 'l piú valente pilotto che guardi carta.

ARTEMONA. E, per ventura, debbi veder tutti quegli animali, aspiti, bisce, tarantole e serpi, come se fossi in banco. PILASTRINO. Bene spesso. M'agghiaccio, poi, e m'affreddo e mi risolvo come la neve al foco e al vento nebbia, s'io sto, l'inverno, che non magni sempre e mi scaldi col vino. ARTEMONA. Siam piú d'uno.

Senta! proseguì questi ponendo la mano nella tasca del suo abito grossolano. Ho da quindici giorni preparata una lettera che non inviai, persuaso essere assai più conveniente parlare che scrivere. Ma giacchè gl'indugi sembrano volersi frapporre a certa conclusione che mi son prefisso, risolvo di dare a lei questa lettera che trasmetter

CALONIDE. Questo intraviene a tutti. Che hai di nuovo? E tanto piú ch'io dissi che quell'altro volea pensarci e che potrebbe stare, a quello ch'io vedeva, che, a la fine, se l'avesse sposata. Or ti risolvo ch'egli 'l fará. Se l'avessi giá data, fa' ch'io lo sappi.

LÚCIA. Io sono, in queste cose, nata troppo infelice e disgraziata. E però mi risolvo sempre mai, quanto potrò, fuggirle perché insieme fuggirò quei travagli e quelle pene che fanno altrui morire innanzi al tempo. Io l'ho provato e cognosco oramai quel ch'è 'l cervel d'uno uomo. ARTEMONA. Tu mi strazi.

FILOCRATE. Aimè! che in vano prego un sasso, una tigre e mi querelo. Altronde porti i miei lamenti il vento; ch'io mi risolvo al tutto di cangiarmi di sentimento, poi che piace al cielo. La prima non è giá, ma ben fia forse l'ultima. , che ancor ne piangerai! FRONESIA. Oh! Sta', ché si scorruccia. Voglio andare, ch'io creperei.