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«Non pianger così, figliuola mia, che mi squarci l'animo. T'insegnerò io, come hai da fare per isfuggire a queste tre belve. Non temere: a tutto c'è rimedio fuor che alla morte. Ottieni da tuo padre, che apra un concorso fra quanti aspirano alle tue nozze, di qualsivoglia grado e condizione. Con questo patto, che ciascun concorrente prometta di non risentirsi menomamente, in modo alcuno, caso non venga prescelto. I proci dovranno presentarsi a Corte e dimorare un anno intiero nel Regno. Quegli, che in un anno sar

In que' giorni dunque il Palavicino, non mostrando mai nulla al di fuori quando trovavasi in faccia alla duchessa Elena e a Girolamo Morone, tosto ch'ei fosse lontano da essi tentava ogni mezzo per dar sfogo all'immenso affanno e alleggerir l'animo del peso insopportabile. Dovendo simulare la calma per tante ore, versava poi su chi non temeva, tutta l'acredine dell'umor suo. I suoi conoscenti maravigliarono del cambiamento repentino avvenuto ne' suoi modi, e delle sue stranezze, e ne parlavano facendo mille commenti. E più di tutti i servi di lui, che l'adoravano pe' suoi modi affabili e dolci, con doloroso stupore non seppero come spiegare l'asprezza insolita onde li trattava. La notte il sentivano passeggiare per la camera, e quando pure dormiva, l'udivano risentirsi nel sonno. Per tre o quattro giorni continui duravano tali stranezze.... poi a un tratto si tranquillò come se avesse, presa una risoluzione. S'egli lo avesse voluto di forza, non gli sarebbe bastata più che una parola per rifiutare la duchessa.... E fu questa una tentazione che lo mise tante volte alle strette, e lo esaltava, lo scuoteva, lo fiaccava al punto da lasciarlo spossato per molte ore di spirito e di corpo.... Nelle stanze della signora, in faccia a lei, più d'una volta gli era venuta una parola sul labbro, la quale avrebbe cambiato tante cose in un punto; ma avea saputo cacciarla indietro. In fine, dopo lunga e dolorosa lotta, ebbe fermo il suo partito; e considerato il matrimonio della duchessa come un atto che più di lui risguardava il paese suo, e ricordandosi di quanto aveva giurato a medesimo, chinò la testa e disse: Sia fatta l'altrui volont

La notte fra il 12 e il 13 gennaio 1872 rifeci il misterioso sogno. Venni da Lei appena fui in grado di uscire la sera; il 20 o il 21. Cara amica, Ella ebbe ragione di risentirsi con me. L'avevo, da un anno, trascurata indegnamente. Non era venuta meno in me l'amicizia antica, ma vergognavo di me stesso, e ciò mi teneva lontano da Lei.

Ahimè, un giorno la mammina aveva asciugato con una lieve carezza una lacrimetta che tremolava sul ciglio del sottotenente, ed egli le aveva afferrata e coperta di baci la mano; poi tenendola forte con un braccio le aveva, con labbra avide, temerarie, sfiorato i capelli, le guancie, la bocca invano riluttante, aveva destato in lei, sorpresa, smarrita, i palpiti del cuore e le febbri del sangue, e prima ch'ella potesse risentirsi l'aveva stretta in un amplesso violento.

Intorno al borioso figlio del suo signor padre, c'erano parecchi, anzi tutti, che avrebbero potuto risentirsi di quella uscita scortese. Tutti erano figli, o nepoti, di uomini venuti su dal nulla, e perciò veri stipiti della loro casata. Ma nessuno protestò. Si ama così poco voltarsi indietro a guardare le proprie origini! E il difenderle, poi, non è egli un riconoscerne la umilt

S'indispettiva di non risentirsi di quell'insolenza, ma non si risentiva. Tutto il giorno, tutta la sera, ripensò quella voce bassa, quella frase mormorata per lei sola, quell'atto intimo di parlarle piano. Le pareva che l'indomani e tutti i giorni dovesse sempre parlarle così.

Oh quanto mi parete piú belle del tempo passato! Che ti par, Eugenio figlio, di questa cittade? EUGENIO. Piú bella assai di quello mi avete raccontato, padre mio. Populosa cittá e piú d'ogni altra d'ameno sito e di nobilissima aria. E mi sento le carni non so come risentirsi, pensando che sia nel luogo dove sia nato.

Egli mi ascoltò con quella passione interna colla quale faceva ogni cosa, tenendo gli occhi non su di me e non abbassati a terra ma fissi innanzi nel vuoto dove certo vi era un mondo visibile per Lui solo: ma egli doveva pure vedermi in quel mondo e tale pensiero mi metteva un calore nelle vene di cui la mia voce doveva risentirsi.