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Cupido di ferir scendea fischiando Ver la sinistra tempia il crudo acciaro; Ma con la spada avvicinarlo quando Fernando il rimirò, favvi riparo; Poscia la destra e l'affilato brando Volge a col
Stava Ridolfo infra lo stuol più folto Sventolando d'Enrico alto stendardo, Ed avea d'oro il crin, di rose il volto, Nato in Bologna a l'Ocëan Piccardo. Non prima il rimirò, ch'a lui rivolto Alcasto in petto gli fissò lo sguardo, Ed a punto ove fermo il guardo ci tenne, L'acutissimo strale a ferir venne.
Nè mai per selva trapassar sì fiero Centauro in caccia rimirò Tessaglia, Come ei su rapidissimo destriero Nel polveroso pian move in battaglia; Cinto di ricca spada, in atto altiero, Fea per l'aria tremar lunga zagaglia, Coperto il busto di fregiati argenti; E gli altri in campo lo seguian non lenti.
«Dal Turco infuriato esce percossa Che Amedeo trova e nella coscia il fere Gagliardo sì, ch'ivi tremar fe l'ossa: Tosto che rimirò le vene altiere La terra far del nobil sangue rossa ecc.» Non è dunque da pensare che niun pericolo incorresse Amedeo combattendo coll'armi temprate dal favore celeste.
Io lei rimiro ed essa Sui piè diritta e rigida Guarda il borghese ignoto che la guarda E non sappiam che dire. Qual scienza mai d'una barbara capra Intese i biascicati sillogismi? Del mio scarso viatico Porgo alla bestia un morsellin di pane, Che lieta il muso sporge E mangia e ancor ne chiede: io la cornuta Testa carezzo, chè gi
Donna Clorinda scivolò giù dal letto, in camicia, rabbrividendo al gelido contatto del pavimento sul quale i sui piedi nudi avanzavano. Attaccato al muro di faccia uno specchio accolse d'un subito, e a mezzo, la sua bizzarra figura bianca procedente con la lentezza d'un fantasma. A un momento ella ristette, e, vinta da un'abitudine irresistibile, vi si rimirò, quasi atteggiandosi.
Pur con sensi diversi or vi rimiro, O libri tanto amati a' dì primieri: Vate son io, ma spento è in me il desiro Di prostrarmi idolatra anzi agli Omeri. Se volgendo lor carte ancor sospiro, Magìa non è de' grandi lor pensieri: Più d'un libro m'è caro, e pure in esso Di rado cerco lui; cerco me stesso.
Ma dal rabbioso cor voci spietate Spargeva Aletto, e sì terribil freme, Che da la fronte, e da le ciglia irate Fiamma rinversa, e rio veneno insieme; Spento Ottoman, spente sue squadre armate Quì rimiro oggi mai, spenta ogni speme, E che si possa far, quinci m'adiro, Per opra nostra a suo favor, non miro.
Rina però ratteneva contegnosa i proprii sguardi, onde pochissime fiate venne dato al giovinetto Medici d'affisarne le nerissime pupille, e nessuna di quelle rare volte la rimirò senza vivamente arrossire, senza provarne un palpito più vibrato, e sentirsi nel tempo medesimo divampare d'ardentissima fiamma.
Spesso al garzon contra le belve errante Mostrato fu ne la montagna Idea L'antica valle, ove di bel sembiante Il pregio diessi a l'Acidalia Dea; E spesso rimirò l'ombrose piante Ove il nome d'Enon Pari scrivea, Ed ove colma il cor di rei tormenti Ella pianse la fè dispersa a i venti.
Parola Del Giorno
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