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Quattro immensi specchi riflettevano e moltiplicavano gli oggetti di quella stanza. Dei quadri, che avrebbero fatto trovar pudico quello della Venere di Tiziano, pendevano alle pareti, nell'intervallo degli specchi. Un folto tappeto di Smirne copriva il pavimento. Tutto intorno cuscini e divani di damasco rosso. Ai quattro angoli, dei vasi, da cui sbocciavan fuori dei narghileh, dai quali si poteva aspirare a volont

Le parve, in quell’abito, di essere santificata. E, da prima, quando all’aria le tese le sbattevano in torno al capo con un fremito d’ali, ella trasaliva per un turbamento improvviso di tutto il suo sangue. E, da prima, quando le tese percosse dal sole le riflettevano nella faccia un vivo chiaror di neve, ella d’improvviso credevasi illuminata da un baleno mistico.

E forse soggiunse Punzi l'hai fatta perdere a un altro! Mi è rimasto nella memoria l'idolo giapponese che ci guardava da quell'angolo con gli occhi di vetro enormemente spalancati, nelle cui pupille si riflettevano le fiammelle colorate dei lumi, e non ho potuto dimenticare le ultime parole di miss Nelly, quasi un singhiozzo: Sempre tardi! Sempre tardi?... Perchè?...

Tutto era armonia in quel viso non di quella armonia della bellezza greca che è della geometria ma di quella melodia del canti italiani, che sono un fiore dell'aria. Quell'espressione eterea si comunicava persino alla sua bocca le cui labbra delicate e rosee riflettevano la volutt

Parlavamo di te soggiunse mia madre. Di me! Male? chiesi con un'aria gaia. No, bene disse Giuliana, subito; e io colsi nella sua voce l'intenzione, ch'ella certo ebbe, di rassicurarmi. Il sole d'aprile batteva sul davanzale, riluceva nei capelli grigi di mia madre, svegliava qualche tenue bagliore su le tempie di Giuliana. Le cortine candidissime ondeggiavano, si riflettevano nei vetri luminose.

Le belle signore passavano e ripassavano, dando la mano, anzi la punta delle dita, ai loro affettati cavalieri, e camminando un po' di profilo per non guastare i loro paniers, tutte fulgenti di gemme, in cui i mille lumi dei candelabri si riflettevano mille volte, tutte superbamente vezzose ed abbellite dai loro trionfi.

Alcune voci confuse uscivano a tratti da qualche bocca inconscia nel sonno; le fiammelle tremolavano e si riflettevano su l’olio nei bicchieri sospesi tra li archi; e nei vani delle larghe porte aperte scintillavano le stelle alla notte primaverile. Francesca vegliò per due ore in travaglio, poichè l’esalazione dei dormienti le dava la nausea.

Il treno correva, correva nella notte profonda; tutta la vettura oscillava, scricchiolava, tremava. Alla fioca luce che pioveva dall'alto, Varedo vedeva i suoi compagni dormire, diversamente atteggiati: Orsara, rannicchiato in un angolo, coi pugni serrati sotto il mento; Cataldo con la cravatta sciolta, le braccia ciondoloni, la testa dondolante, la bocca aperta; Francioni rigido come una sbarra, con le lunghe gambe distese fin sotto il sedile dirimpetto. Nei cristalli dei finestrini, chiusi, nonostante il caldo, per paura della malaria, si riflettevano con linee indecise le immagini del di dentro: la lampada, le pareti, i divani, le valigie nella reticella, le persone dormienti... e, insieme col resto, una faccia pallida, ansiosa.... Di tratto in tratto, con la rapidit

Ma si trattenne; capì che non doveva chiarire alla mente del fanciullo la sconvenienza delle sue parole. Lo prese per mano, lo condusse sul poggio a guardare la conca del lago in cui si riflettevano con ombre verdastre i monti.

Annuvolato tristamente era il cielo, e fosco appariva il mattino: larghe zone di nebbia rigavano i dossi delle montagne, e riflettevano nelle immobili acque del lago il loro cinericcio colore; le piante e gli arbusti che fiancheggiavano il sentiero del monte vedeansi sfrondati ed abbattuti dalla furiosa grandine della notte, ed in più luoghi frantumi di macigni e sassi trascinati dalla correntia della pioggia lo avevano ingombro.