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Colla cambiale, colle bricconate del fratello, la Fanny non ci doveva entrare, non ci entrava, affatto. E babbo e figliuolo si accordarono nel difenderla buttando tutta la colpa addosso al Richard e alla esistenza girovaga, e alla vita del teatro. Tutte le sere, esporsi al pubblico in quel modo... sospirava il signor Daniele. Sempre col pericolo di rompersi il collo soggiungeva Giacomino.

E il Richard? Apriti, cielo! Giacomo sapeva che fratello e sorella erano pieni di debiti: debiti col conduttore del teatro, debiti coi fornitori, debiti con tutti. E nel calduccio del letto, dietro la sfilata dei creditori del Circo Stanislao, vedeva anche venire quella de' suoi: il cameriere del caffè del teatro, col quale, in tante colazioni, in tanti cognac, in tante bottiglie di Marsala in ghiaccio bevute alle prove con tutta la Compagnia equestre, aveva un conto che non finiva mai. L'orefice, che, conoscendo la solvibilit

Un nome falso?... Meno chiacchiere; Richard è un nome falso. È un nome falso? Richard?... esclamò Giacomo diventando pallido. Ma io non lo so, non lo sapevo, non so niente! posso giurarlo; lo giuro! Lo prover

Non voglio aver osservazioni dal signor Richard. Non sono più un bimbo, sono un uomo. Che c'è di male? Meglio al teatro che in una bisca! E, borbottando e gesticolando, continuò a camminare in fretta verso il Dal Verme, mentre il signor Daniele, curvo, muto, gli teneva dietro per non saper che fare, per non lasciarlo andar solo, per paura che gli scappasse.