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Il ricattato era sempre immobile nel mezzo della stanza; gli stavano vicino Sciaverio e Maraviglia: Nicola con la lanterna in mano faceva lume al vecchio gufo, che, inginocchioni nel posto ove prima era il capo del letto, con un pezzo di ferro aguzzo aveva sollevato i quattro mattoni dell'angolo incastrati nella ribalta.

Sciaverio avanti, tenendo sempre un capo della corda; il ricattato dietro, tenendo l'altro; ultimo mastro Pasquale; chi più chi meno trepidanti, uscirono dalla torre e si messero nella via, tra 'l vento, e l'acqua che or li sferzava da un lato or dall'altro.

Presto vennero in cima a un colle, vicino a un casolare diroccato tra un gruppo di querci, mastro Pasquale e il cugino Santo tenevano a mano sette cavalcature: cioè, tre cavalle con sella, e quattro mule con barde. Gli occhi di costoro s'accesero d'una viva gioia; guardavano il ricattato come se volessero divorarlo.

Quel povero Tolomei? La Cisalpina gli ha dato il tracollo! Il Bizzarelli, il Vergani, il Palazzoli, il Brunetti?... Tutti galantuomini, gente di lavoro, padri di famiglia, buttati sul lastrico!... Anche il conte Bobboli, tirato dentro pei capelli, intimidito, ricattato, come forse il Duranti! Anche il Beretta, persino donna Alessandrina, la madre di Pio Calca!... Tutti senza un soldo!

Monti, eccellenza, disse il bandito al povero Savarella che aveva guidato vicino una delle cavalle, e lo aiutò a salirvi su, e gli buttò sulle spalle un cappotto di cui gli mise il cappuccio sulla testa. Intanto anche gli altri erano montati a cavallo e si erano chiusi ne' cappotti, Nicola fece l'istesso, e messosi in mezzo il ricattato, un dietro l'altro s'avviarono per il pendio opposto.

Cinque minuti dopo il bandito, dopo d'avere raccomandato di nuovo al povero giovine di stare allegro, e non pensare a guai, usciva e serrava l'uscio della grotta a doppia mandata. Il ricattato restò solo, immobile sul furrizzo, a capo basso e con le mani contratte sulle ginocchia.

Intanto, segretamente, s'era mandato qualcuno ad aggirarsi nelle vicinanze del passo della Ginestra, ad aspettare notizie del ricattato: i banditi certo dal canto loro dovevano cercare di far arrivare la solita lettera alla famiglia. Ma in tutto quel giorno non si vide anima nata. La costernazione era orribile.

Andò ai compagni, fece le viste di chieder grazia per il ricattato, poi ritornò allo sportello, e allo sguardo pieno d'ansia del povero giovine tentennò il capo. L'ho pregati, l'ho scongiurati, eccellenza, ma non c'è stato verso di persuaderli. Bisogna venir con noi. Piuttosto faccia presto: se avesse a sopraggiungere la forza, non risponderei più della sua vita. E aprì lo sportello. Ha armi?

Ehi, rispose il capofila, il quale tenendo il ricattato per una mano se lo tirava dietro. A st'ora? A st'ora. Entrarono nella torre. Quella del pian terreno era una larga stanzaccia affumicata, col solito focolare nel mezzo qualche furrizzo, un lettaccio, una tavola, un fucile a una canna appeso a un chiodo, un vecchio armadio a muro.

E si riavvicinò al ricattato, che se ne stava nel mezzo della stanza, immobile, a capo basso, come persona stanca e abbattuta, illuminato pienamente dalla lanterna di mastro Vanni il quale lo covava con gli occhiacci rossi come quelli di Caronte.