United States or Aruba ? Vote for the TOP Country of the Week !


Un curatore si presenta a Serodino per fare eseguire il sequestro; ma il Giudice di Pace della colonia, pagato dal V., si rifiuta di eseguirlo, dando così tempo al V. di correre a Rosario, di presentarsi in compagnia del suo avvocato al giudice L., che aveva spiccato l'ordine di sequestro, e di ottenere la revoca mediante il pagamento di cento pesos.

di non potermi più distaccare da quest'opera di magia! Sono ora penitente, e così resto; vi giuro che ci resto finché Egli non m'abbia ricevuto. Ma poi voi due, dopo la revoca della scomunica, dovreste implorarmi questo dal Papa che lo può: di staccarmi di l

Le Costituzioni siciliane però offrivano la guarentigia di un tribunale d’appello al religioso che si credesse ingiustamente castigato: vogliam dire il Giudice della R. Monarchia, che ordinariamente era un alto prelato, e, perchè rappresentante del Governo, indipendente. A questo Giudice il povero bersagliato richiedeva fremente e fiducioso una riparazione, che allo spesso otteneva completa: la revoca d’un’obbedienza che eccedesse i limiti dell’ordinario e prendesse carattere di punizione immeritata anche in rapporto alla salute del frate. Era l’autorit

Il curatore, informato dell'accaduto dal segretario del giudice, corre alla sua volta dal magistrato, paga duecento pesos e si fa spiccare un secondo decreto di sequestro, revocante la revoca. Seguite bene l'intreccio. Il segretario del giudice telegrafa immediatamente a Serodino al V., informandolo, e questi si precipita a pagare trecento pesos ottenendo una seconda revoca.

Ora ad escusazione del duca di Palliano io non dirò, che la moglie sua avesse adulterato con Marcello Capece, e manco, che di cotesta maniera vendette assai comunemente a quei tempi costumasse; noto solo che di bene altre più grosse ne aveva perdonato Roma, e non pure fatte, ma ed anco da farsi. Noto altresì, e meco l'Adriani, che il Papa ardeva arricchire i suoi nipoti Borromei con le spoglie dei Caraffa, e voltare a loro le pensioni, che questi godevano per la parte di Spagna; aggiungo, che Filippo Secondo covava odio antico contro i Caraffa, e l'odio suo spengeva lento come il veleno, o subito come il pugnale, ma inevitabile sempre. Le accuse dette dal Papa all'Amulio bugiarde per la massima parte e il Nores lo fa toccare con mano, il fiscale Pallantieri nemico, ed offeso per lunga prigionia sostenuta sotto il pontificato di Paolo IV, e cessata solo alla esaltazione di Pio IV; la sentenza scritta di mano del Papa da aprirsi solo il giorno seguente, che fu poi quello della morte del cardinale Caraffa, e del duca di Palliano. Il cardinale con oscena ressa tre volte fu sollecitato a compire la confessione, e le orazioni: rotta la corda onde lo strangolarono supplirono con uno asciugatoio; un quarto di ora e più impiegarano a torgli la vita; morto, rubategli le vesti, lo lasciarono ignudo; meno dura fine fece il duca di Palliano, a cui mozzarono il capo; degli altri supplizi taccio. Questo però importa sapere, che Pio V, dalla Chiesa venerato il Santo, rigidissimo uomo più tardi volle rivedere il processo da , e dopo lungamente considerata la cosa revoca la sentenza, restituisce in onoranza la memoria della famiglia Caraffa, il fiscale Pallantieri manda al patibolo: dunque o in Pio IV o in Pio V lo spirito santo non ci ha che fare; colpa ne fu la nuova vilt

Monsignore, avete veduto? Le condizioni da cui il Papa ha fatto dipendere la revoca della scomunica non han nulla ma proprio nulla da vedere con la ragione per cui mi aveva scomunicato! Dite a Papa Gregorio che ci rivedremo a Bressanone. E voi, Madonna, se avrete la fortuna d'incontrare la vostra figliuola giù nel cortile del castello della vostra amica Marchesa, che volete che vi dica? fatela salire; vedremo se mi riuscir

Il diavolo, «l'autore del male», era desso veramente vinto? Ahimè! no. Quando la madre del conte Alberico impegnava suo figlio, con le lagrime agli occhi, a fuggire ed andare ad attendere in uno Stato vicino la revoca del decreto ducale. No, rispondeva egli. Io non ho ricevuto dagli uomini che del male. Voglio vendicarmi di loro. M'ingaggio fra i gesuiti e vado a lavorare all'opera loro!

Io pertanto, seguito da alcuni impiegati del Senato resi piú calmi e dimesso il timore dal quale erano prima fortemente agitati, discorrendo con essi e con alcuni uffiziali della Guardia nazionale, rimontate le scale e passati i lunghi portici, andai all'aula delle sedute per riferire quant'era accaduto. In questo frattempo convien dire che alcuno dei piú turbolenti spargesse la voce doversi chiedere al Senato la revoca del decreto che aveva ordinata la Deputazione. Sapevasi che questa era partita dirigendosi a Mantova, ove il Principe Viceré aveva il quartiere generale, e ciò affine di avere i necessari passaporti per andare al quartier generale nemico. Ma tanto era il sospetto sparso nel popolo che in modo indiretto si pensasse a porre sul trono il Principe, che rapidamente il popolo passò dalla calma ad assai maggiore tumulto, e dove fino a quell'istante era rimasto nei cortili e ne' portici inferiori, scagliossi con impeto, superando la Guardia nazionale che stava sul limitare della scala, e montato ne' portici superiori, tumultuariamente mormorava doversi assolutamente annullare il decreto che aveva ordinata la Deputazione, tanta era la diffidenza di alcuni capi e la divulgazione sul pericolo di avere un francese in sovrano. Infatti, appena io fui giunto alla porta del Senato, alcuni uffiziali della Guardia nazionale ansanti, sudati e timorosi corsero a me, e mi dissero: «Senatore, noi non possiamo piú contenere l'impeto della moltitudine; bisogna por rimedio tostamente, o non si potr