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Quam profuit nobis ista fabella Christi. La Chiesa da prima fu pagana per arte volendo che in certa guisa i gentili si trovassero ad avere mutato religione quasi senza accorgersene; poi nei gusti, nelle usanze, e perfino nel linguaggio del paganesimo si mantennero per vaghezza d'imitazione, e per conformit

A questo punto il presidente interruppe il difensore, e soggiunse: Prevengo il signor difensore di attenersi nel suo discorso al rispetto dovuto alla religione, al governo, e alle leggi. Non mancherò a questo rispetto in alcuna maniera, rispose il difensore. E se alcune delle mie parole dovessero sembrare troppo ardenti e avventate, invoco fin d'ora il perdono del tribunale.

Il problema è anche più complesso. L'arte, un tempo, non era soltanto scienza, ma anche religione. Il poeta, il sapiente e il sacerdote facevano tutt'uno.

Ed ora, siam per vedere l'imperatore farsi cristiano, senza un interesse che potesse muoverlo, se non di prendere l'opinione, la religione de' piú; e cristiano palesarsi a un tratto l'imperio tutto intiero.

S'interruppe. Che intendi? Non sarei più solo a piangere sulla sua tomba, ad evocare in segreto il suo fantasma adorato. Egli mi contenderebbe l'unico bene che rimane agli sventurati, la vita del pensiero, la religione delle memorie dimezzerebbe un'altra volta il mio amore, questa pallida larva d'amore che mi rimane dacchè ella è morta.

Ma, quando, svanita ogni illusione di accordo, Giuliano si gettò nell’avventura, che doveva parer disperata, di marciare contro Costanzo, egli depose la maschera, e, risoluto di giocare il tutto pel tutto, si rivelò restauratore della religione antica. Non è ben chiaro ch’egli facesse atto pubblico di fede politeista, prima della sua partenza dalla Gallia, ma, durante il viaggio dalla Gallia a Sirmio, diede apertamente, con una certa ostentazione, alla sua spedizione il carattere di un’impresa posta sotto il patrocinio degli dei. Giuliano stesso ce lo dice, in una lettera da lui diretta al suo venerato maestro, il filosofo Massimo, e scritta, appunto, mentre egli era in marcia verso i Balcani. In mezzo alle cure urgenti da cui è premuto, Giuliano è grato agli dei che gli permettono di poter scrivere a Massimo, e che spera gli permetteranno di rivederlo. Egli protesta, e chiama in testimonio gli dei, di esser diventato imperatore contro la sua volont

E benchè procacciassi alzar lo ingegno, che a Natura io lacerassi il velo, Sempre d'Iddio vidi innegabil segno». Così Volta parlava, ergendo al cielo La cerulea pupilla generosa, Poi seguitava con paterno zelo: «Degli audaci all'imper resister osa, Che da lor alta fama insuperbiti Noman religïone abbietta cosa!

mi diè, dimandando, per la cruna del mio disio, che pur con la speranza si fece la mia sete men digiuna. Quei cominciò: «Cosa non è che sanza ordine senta la religïone de la montagna, o che sia fuor d’usanza. Libero è qui da ogne alterazione: di quel che ’l ciel da in riceve esser ci puote, e non d’altro, cagione.

Parli della messa come parleresti del caffè che si prende appena alzate osservò la Valdengo. Non scherzare, Teresa.... Mi conosci da bambina. Ho sempre avuto religione, io. L'altra sospirò. E credi che io non ne abbia? Oh, lo so.... La vostra religione fumosa, vaporosa.... Tant'è non averne. Ti pare?

La religione rimase poco piú che arte politica, stromento, arcano d'imperio, in mano a' patrizi, che serbarono fino alla fine della repubblica la privativa del sommo pontificato e de' sacerdozi maggiori. Incominciata da Socrate, Platone, Aristotele e gli altri capiscuola, questa fu la grande, la utile etá della filosofia; non ne sorgerá mai piú un'altra tale.