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La povera estatica non era più capace di nulla. Possiamo almeno entrare, a visitare il prigioniero; disse la marchesa, alzando la voce. Apriteci, signor prevosto. E Vostra Altezza si degni di entrare, soggiunse, premendo con devota amorevolezza il braccio della regina. La contessa Juana del Fiesco aspetta una buona parola dal bel labbro regale. Bel labbro!... mormorò la regina.

¹⁷¹ Digiuna, o monaca, fa’ penitenza; sconta il lusso che tu sei procurato facendo debiti! E poichè era risaputo che la Superiora delle Repentite non avea voluto partecipare al comune sperpero, ed alla dama della Regina avea fatto intendere che non avrebbe potuto procurarsi l’onore della regale visita, un ultimo verso della canzone esclamava: Viva la monaca d’ ’i Repentiti!

77 Con questa intenzione una mattina, senza far motto altrui, la patria lascia; e con sospiri e lacrime camina lungo lo stagno che le mura fascia. La donna che del cor gli era regina, gi

Banchettando poi un Alboino co' suoi barbari, facevasi venir la regina e l'invitava «a ber col padre» nel bicchier del teschio; ed ella quindi si vendicava abbandonandosi ad uno di que' bravi, e spingendolo ad uccidere l'odiato sposo. Uccisolo, fuggirono insieme a Ravenna, dove in breve s'ucciser tra essi.

Mentre aspettava il battello che venisse a portarli via, Regina scorse in una lancetta la signorina Flora che fece un segnale col fazzoletto. Ai remi sedeva Ezio, il povero cieco, che destò un bisbiglio di compassione in tutti i presenti. La sposa si sciolse dalle compagne e scese a riva incontro alla contessina, che saltò a terra e se la prese tra le braccia.

Innocenzo IV ad Arrigo III. Che non ispenda danaro in cose profane, sacre, e tutto serbi alla impresa di Sicilia, p. 515. Allo stesso effetto ci è una epistola alla regina, una a Pietro di Savoia. 23 maggio 1254. Innocenzo IV ad Arrigo III. 31 detto. Innocenzo IV ad Arrigo III. 9 giugno 1254. Innocenzo IV ad Arrigo III. 14 ottobre 1254.

Chieggo scusa balbettava il pover'uomo io solo a Napoli, solo, solo. Così si vive, signor, lavorando. Richter mio buon amico. Poveretto. Improvvisamente un fragore di battimani giunse a noi dalla sala; subito dopo l'orchestra intuonò la marcia reale. La regina entrava. Passarono quattro minuti; nessuno fiatava nel vicolo.

È l'unico oramai, a cui mi possa rivolgere, poichè la regina è nella gloria di Dio. Aspetto giustizia, ed egli la nega; giurando di volerla fare, la nega, proponendomi gran dominio e titolo di gran nobilt

Vittoria su tutta la linea, mio caro! gridò Regina, rientrando e saltando al collo di suo marito. Che dunque? sclamò costui. Lo zio

"Oh, ne son lieta!" disse fra Alice, perchè sapete, la nostra fanciulla era mestissima vedendo tanta gente condannata a morte dalla Regina.