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Dietro a questi, venivano su a coppie, a gruppi, a piccole file, ravvolti nelle loro cappe bianche e turchine, curvi sulle loro selle scarlatte, i cavalieri della scorta che presentavano l'immagine d'una gran cavalcata di maschere; e dietro la scorta, la fila interminabile dei muli e dei cavalli, che portavan le tende, le casse, il mobilio, la cucina, i viveri, fiancheggiati da servi e da soldati, gli ultimi dei quali apparivano appena come una punteggiatura bianca e rossa nel verde della campagna.

I cavalieri della scorta avevano il cappuccio sul capo e i fucili fasciati; tutti noi eravamo ravvolti nei pastrani e nei mantelli; ci pareva d'essere in autunno, in mezzo a una pianura dei Paesi Bassi. Dietro a me non vedevo distintamente che il turbante bianco e la cappa turchina del Caid; tutti gli altri erano ombre confuse che si perdevano nell'aria grigia.

E allora, confusamente, nella crisi fatale di questa passione, si venne delineando un piano di amore, imperfetto, vago, ma che conduceva a un sol desiderio: quello di rivedersi, di stare insieme, lungamente, per sempre. Ognuno di loro, invece di perdere la propria forza in vani conati di dolore, avrebbe cercato di adoperarla a vincere tutti gli ostacoli morali e materiali per potersi riunire, fra quindici, fra otto giorni, in un paese solitario, tranquillo, in un ambiente di poesia e d'amore, dove potessero passare sconosciuti o indifferenti alla folla, o ravvolti in una comune indulgenza. Chi di loro due disse la parola: Venezia? Chiss

Al primo chiaror dell'alba due individui si erano avvicinati ad un crocchio di Volontari. Ravvolti nel loro tabarro e nascondendo con esso tutta quella parte che l'uomo, nell'ignorante sua presunzione, chiama immagine di Dio, ma che in quei due era piuttosto l'imagine del demonio, fingendo infine di nascondere il volto dal freddo lo nascondevano in realt

Quel giorno la casa è sossopra, tutto va di traverso, regna la confusione; le fanciulle sono in gonnellino corto, i capelli ravvolti nelle cartine; sui letti fanno bella mostra gli abiti spiegati, i fiori i guanti, i fazzoletti, le mantelline; i consueti lavori sono abbandonati; è cambiata l'ora del pranzo; non si dorme nel pomeriggio; il negozio si chiude più presto; don Giambattista dice ai suoi clienti, spicciandoli in fretta: Scusate, ma stasera vado al teatro con la famiglia. I tre giovanotti passano un'ora nel salon de coiffure per farsi radere, pettinare ed arricciare. Si appressa lentamente l'ora; le fanciulle litigano fra loro: l'una trova brutta l'altra, la terza ha bisogno di spille, la cugina corre di qua e di l

Un cavallo corre furiosamente per campi deserti, un cavaliere lo sprona, nero l'uno, nero l'altro; ravvolti nelle pieghe d'un immenso mantello, sembrano una nuvola d'uragano che voli, radendo la terra, col fulmine in grembo. Il cavaliere nasconde la sua faccia in un ampio cappuccio. Sotto quella tenebrosa coperta si possono supporre tutte le schiatte umane di tutti i tempi, lo spagnuolo, il saraceno, l'hidalgo; la corazza di ferro del quattrocento, il giustacuore di cuoio del cinquecento, la giubba di velluto del seicento vi si potrebbero parimenti celare. Quel fosco mantello è una larva che maschera un uomo e un secolo. Alla oscurit

E voltando così, si trovò faccia a faccia con un fattorino di piazza un ragazzo insolente dal berretto rosso sull'orecchia che portava un grande mazzo di fiori ravvolti in carta velina. Il ragazzo, dando di cozzo in Nancy, disse: Ehi! dove li ha gli occhi? Aprile disse a Nancy: «SorridiNancy sorrise e la fossetta s'incavò. Scusi! Mi rincresce, disse al rude ragazzo.

E, a lunghi intervalli, qualche nitrito affievolito dalla distanza.... qualche lontano interrotto canto di rossignolo.... le voci solitarie dei pascoli, che si stendevano addormentati ora e ravvolti nell'ombra notturna e infinita del piano. La donna non ne poteva più. Lo aveva detto al Duca; eran tre notti che non chiudeva gli occhi! E ora quei poveri occhi stanchi si chiudevano irresistibilmente.

Tre suonatori tenevano intorno a un altro cerchio più grande di tutti gli altri. Le figure, i movimenti e la musica di costoro mi fecero una singolare impressione. Erano tutti e tre strambi, di statura altissima e curvi dai piedi alla testa come le figurine grottesche che rappresentano la ci maiuscola nei titoli di certi giornali illustrati. Uno sonava il piffero, l'altro un tamburello a sonagli, il terzo uno strumento stravagante, una specie di clarinetto, mi parve, combinato, non so come, con due corni da caccia divergenti, che mandavano un suono non mai sentito. Questi tre sonatori, ravvolti in pochi cenci, stavano stretti l'un all'altro, di fianco, come se fossero legati, e sonando continuamente e disperatamente il medesimo motivo, l'unico forse che sonavano da cinquant'anni, facevano il giro dell'arena. Io non so dire come si movessero. Era un non so che tra l'andatura e il ballo, certi scatti come della gallina che becca, certi stringimenti di spalle, fatti da tutti e tre con una simultaneit

Eccoli di ritorno! esclamò con gioia fratello Consolatore. E uscito per un istante, rientrò nell'aula in compagnia di due gentili figure di giovinetto e di fanciulla, entrambi ravvolti in due grandi ali, che proteggevano, a guisa di manto, le rosee delicatezze dei corpi leggiadri.