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che l'inganno consiste in questo: che il prezzo del scudo d'oro in Napoli è alterato e cresciuto, e nelli detti luochi è stato quasi sempre il medesimo, mai il scudo in Napoli è corso per moneta, ma per mercanzia, e perciò è andato crescendo, e il cambio che si fa dalle piazze predette con Napoli si fa d'oro in argento e non da oro in oro o d'argento in argento; e per necessitá dall'alterazione del prezzo dell'oro nasce l'alterazione del cambio, come si vede da quel che egli dice, che quindeci, venti anni adietro, che il cambio era basso, era per la causa predetta, che lo prezzo del scudo era meno di quel che è cresciuto dopo.

Cosa notoria è che quindeci, venti o trent'anni adietro, dato che il cambio fusse basso, mai vennero li detti denari della estrazione della robba in Regno in contanti, e in consequenzia mai abbondò di moneta, poiché, come si è provato nella prima parte, non vi è altra causa di aver denari in Regno.

Un quarto di grano d'oro valerá denari 7-1/2, ed in cinque mezi quattrini vi saranno quindeci quinti di grani d'argento, che sono tre grani, che valeranno denari 7-1/2; e, essendo tre grani la quarta parte di dodici grani, il detto quarto di grano si contratterá o si permuterá con i detti tre grani d'argento ridotti in monete.

Lo che fa conoscere chiaro la somma, che per conto di detta robba sola saria venuta in Regno, oltre di quella, che per il guadagno nascea al mercante per la bassezza del cambio, come dice che saria venuta in Regno: quale somma in anni quindeci, a sei milioni l'anno, importaria novanta milioni.

Ma non è altrimenti vero l'ultimo, che da dodici o quindici anni in qua, portandosi un scudo d'oro di Roma o di marche di Piacenza, se ne riscotesse carlini tredici, ché se ne riscoteano non solo carlini tredici e mezzo in quattordici, ma quattordici e mezzo e quindeci, cosí come dura ancora ed è noto a ciascuno, e che il prezzo del scudo è andato sempre variando e crescendo insin a carlini quindeci; che non solo non vi è il guadagno predetto nel cambiare, ma il contrario.

E, per prova maggiore di questo, adduce l'esperienza, che quindeci, venti, trenta anni adietro, che il cambio era basso, il Regno abbondava di denari propri e forastieri; e da quindeci anni in circa, che il cambio è alto, il Regno è diventato povero per la ragione assegnata.

Ché, volendo dire che sempre volessero girare, mi pare una cosa ridicola, e, come si è detto, dare un progresso in infinito; tanto piú quantitá simile di cinque o sei milioni l'anno, e non solo d'un anno o doi, ma insin a dieci e quindeci, e al presente sariano li venti o ventidoi: e li patroni reali non li avessero mai, e andassero girando per l'aria e cinquanta e cento milioni, e li patroni non volessero mai possedere, meno vedere li denari.

Il secondo fondamento di detta sua maggior conclusione è la esperienza, che egli dice, che quindici, venti e trent'anni adietro, che il cambio era basso, il Regno abbondava di moneta propria e forastiera; e da diece o quindeci anni in qua, che il cambio è alto, ne remane essausto.

Tre quarti d'un grano d'oro valeranno soldo 1 denari 10-1/2, ed in quindeci mezi quattrini vi saranno 45 quinti di grani d'argento, che sono 9 grani, che valeranno soldo 1 denari 10-1/2; e, essendo grani 9 i tre quarti di grani 12, i detti tre quarti di grano d'oro si contratteranno o si permuteranno con i suddetti grani 9 d'argento coniati.