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Quella, disse Aminta, è Querciola sottana, e ci arriveremo in un quarto d'ora. Come'? esclamò Gino. C'è ancora una Querciola soprana? , un quarto d'ora di cammino più su, dietro quella macchia di roveri. In verit

Non si dovevano commuovere niente di più i rustici abitanti di Querciola, che non avevano veduto mai il forastiero traversare il paesello, tranne una volta, ed al trotto, confuso in una allegra cavalcata co' suoi amici delle Vaie: coi re della montagna, come si usava dire lassù. Le valigie furono presto fatte.

I Guerri si chiamano così, nel nostro paese, tanto son ricchi. Tutto ciò ch'Ella vede dal monte Cimone all'alpe di San Pellegrino appartiene ai Guerri. Ah, capisco; disse Gino. Perciò li chiamate i re della montagna. E come mai il figlio del re, senza che io abbia avuto l'onore di essergli presentato, si degna di mandarmi una mula e una guida per Querciola?

Prendila allora come correttivo, e non dolerti col messaggero, perchè l'ho portata io. Dove l'hai presa? A Pievepelago, dove sono andato stamane. Me l'ha consegnata un servitore, che domandava appunto all'albergatore del Falco reale se ci fosse qualcheduno per rimettere una lettera al conte Malatesti, a Querciola.

Signori miei, rispose Gino, sospirando, se il nostro venerato governo avesse saputo che Querciola era ad un'ora di cammino dalle Vaie, mi avrebbe mandato anche più in l

Si rivolse per altro all'ospite caro, e non badò punto ai noiosi. Conte Gino, diss'egli, stendendo la mano al giovanotto, vada a prepararsi per la sua partenza da Querciola. Mio figlio Aminta le terr

C'entra, rispose Aminta, per escire da Querciola e ritornare alle Vaie. In un'ora siamo venuti quassù; in tre quarti d'ora saremo di ritorno a casa. Ma, veramente.... balbettò Gino. Non sar

Querciola aveva i tetti di legno o di falde di pietra; e falde e tavole, essendo tutte coperte di musco, si confondevano facilmente col verde grigio della costiera. La scoperse Aminta e la indicò al suo compagno di viaggio, che la distinse a sua volta ed intese non trattarsi d'altro che d'una doppia fila di casipole, mezzo nascoste in una piega del monte.

Non si turbi, signor conte, la prego; diss'egli. Portiamo notizie allegre. Non c'erano notizie allegre da quella parte, per il conte Gino Malatesti, e il suo viso non si rasserenò punto punto. Siamo stati a Querciola; ripigliò il commissario; ma abbiamo avuto il dispiacere di non incontrarla. Ci han detto che forse avremmo potuto trovarla qui, dai signori Guerri, dov'Ella usa venire....

Capitolo IV. La vita alle Vaie. Venne il mattino, tiepido e fragrante mattino, uno di quelli che fanno così grato il muoversi, quando non si sta bene in un luogo, o si spera di trovar meglio, ma che per contro fanno così dolce il restare dove il soggiorno è piacevole. E il conte Gino Malatesti doveva andare a Querciola.