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Il serenissimo principe rispose nel giorno 7 di marzo all'oratore persiano: che si sentivano con gioia le notizie del suo re, e si teneva assai cara la sua amicizia dalla repubblica, sempre disposta ad assisterlo. E «per confermare in perpetuo quell'amicizia e stringerla maggiormente» il senato deliberava nello stesso giorno: di mandare un solenne ambasciatore in Persia, eletto fra i nobili, con stipendio di ducati mille, incaricandolo di portarsi col

Sulle prime Lalla s'inquietava un po' e un po' si scusava; ma un giorno che sua madre tornò a rimproverarle quell'amicizia, ella si mise a piangere e, gettandosi nelle braccia di Maria, la scongiurò d'indicarle il modo di potersene liberare, chè davvero la frequenza del Vharè le diveniva uggiosa e mortificante, dopo le chiacchiere che correvano in giro.

Quanto al duca, non una parola, non un accenno aveva dimostrato che egli conoscesse quel che era accaduto; non una contrazione aveva rivelata l'angoscia che gli stringeva il cuore.... Era dunque vero? Egli amava la baronessa? L'amava d'amore? La sua esperienza non lo aveva dunque avvertito che quell'amicizia avrebbe dovuto dar luogo ad un sentimento diverso?... No; egli non se ne accorgeva ora soltanto; non se ne accorgeva soltanto al dolore di cui la felicit

Vicenzino lo ascoltava con deferenza, poi gli domandava dolcemente: Mi scriverai quando sarai in seminario? E si consolava un poco della loro prossima separazione, riflettendo che, nelle lettere, avrebbe osato meglio esprimere tutta la sua tenerezza, domandare un equo ricambio di quell'amicizia che sentiva con tanta intensit

Accanto al letto di Cantoni trovavasi pure l'amico suo Leonida, ferito anch'egli il giorno 30, e curato dall'amante sua, la gentile Cecilia, che ricordiamo esser stata la principale attrice nella liberazione dei prigionieri di San Leo. Era veramente un sollievo per Ida la compagnia di così eccellente creatura, e così, al capezzale dei loro cari feriti, esse contrassero quell'amicizia, che quando ferve in anime ben nate, è la più deliziosa, è la durevole delle felicit

Quando fui solo, ricordando Raimondo e i nostri anni di collegio, fui tratto a pensare ad Eugenio. Egli si era recato da qualche anno a Roma per perfezionarsi nell'arte del disegno, e vi aveva fama di buon pittore. Gli scrissi una lunga lettera e gli palesai, come la fantasia me lo raffigurava, lo stato dell'anima di Raimondo, i suoi dubbii, le sue ansie. Ma non osai dirgli come io lo credessi tanto mutato da essere fatto insensibile all'affetto; non osai dirgli, e non osavo dirlo a me stesso, come io riputassi affievolita d'assai nel suo cuore quell'amicizia che gi