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e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. «Non ti maravigliar perch’ io sorrida», mi disse, «appresso il tuo püeril coto, poi sopra ’l vero ancor lo piè non fida, ma te rivolve, come suole, a vòto: vere sustanze son ciò che tu vedi, qui rilegate per manco di voto.

Subito si` com'io di lor m'accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi; e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. <<Non ti maravigliar perch'io sorrida>>, mi disse, <<appresso il tuo pueril coto, poi sopra 'l vero ancor lo pie` non fida,

E nella sua puerizia cominciò a dare, a chi avesse a ciò riguardato, manifesti segni qual dovea la sua matura etá divenire; peroché, lasciata ogni pueril mollizie, nella propria patria con istudio continuo tutto si diede alle liberali arti, e, in quelle giá divenuto esperto, non alle lucrative facultadi, alle quali oggi ciascun cupido di guadagnare s'avventa innanzi tempo, ma da laudevole vaghezza di perpetua fama tratto, alle speculative si diede.

Sùbito com’ io di lor m’accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi; e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. «Non ti maravigliar perch’ io sorrida», mi disse, «appresso il tuo püeril coto, poi sopra ’l vero ancor lo piè non fida,

E simplicetta e pueril canzone, come richiede il suo stesso soggetto, fu questa mia, dottissime sorelle; di che a voi chiama: Non son io di quelle che, Urania, scrivi con bel soggetto e n'empi il sino e petto ai duo novi Franceschi, l'un ch'agnelli canta, lupi e ruscelli, l'altro del Senator l'alta pazzia! Ma chi fa il suo poter con gli altri stia.

Or tu da quel romito angolo oscuro, Gangetico Assalonne, esci, e la tua Patetica parola ai salutari Sbadigli i labbri e gli occhi al sonno inviti. Dal curïoso sguardo dei profani Un umile pudor forse t'esclude? Virtù di debolette alme è il pudore, E non solito a te. , se arruffata Su le groppe rachitiche ti ondeggia La popolosa zazzera, nemica Di baveri non unti e di severi Pettini; o a mala pena entro al rapato Abito puëril movesi il petto Stento e gli attratti gomiti, indulgente Men ti sar

e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. <<Non ti maravigliar perch'io sorrida>>, mi disse, <<appresso il tuo pueril coto, poi sopra 'l vero ancor lo pie` non fida, ma te rivolve, come suole, a voto: vere sustanze son cio` che tu vedi, qui rilegate per manco di voto.