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T. Fatemi fauor che possi io dir il restante poiche m'hauete aperta la strada. C. Sig. dica V.S. poiche le basta l'animo

DON IGNAZIO. Che un uomo possi ingannar un altro è facil cosa ma se stesso è difficile: ché quel che vidi, molto chiaramente il viddi, e per non averlo veduto arei voluto esser nato senz'occhi. EUFRANONE. Lo vedeste voi a lume chiaro? DON IGNAZIO. Anzi a nimico spettacolo rimasi senza lume! EUFRANONE. Gran cose ascolto!

T. Datemene un essempio; acciochè più facilmente io possi intender tutt'il discorso.

40 Dicea: Fortuna, che più a far ti resta acciò di me ti sazi e ti disfami? che dar ti posso omai più, se non questa misera vita? ma tu non la brami; ch'ora a trarla del mar sei stata presta, quando potea finir suoi giorni grami: perché ti parve di voler più ancora vedermi tormentar prima ch'io muora. 41 Ma che mi possi nuocere non veggio, più di quel che sin qui nociuto m'hai.

Perchè come tu intendi el desiderio nostro è grandissimo de intender i progressi del sopradicto illustrissimo signor et ogni occorrentia in quello exercito et in quelle parte sarai solecito et diligente in darne solicito et continuo avixo de ogni cossa che tu vedrai al dirai et intenderai cussì del numero de la zente come de i pensieri e desegni e de i cammini de lo exercito del sopradicto signor et brevemente de ogni cossa che raxonevolmente tu possi intender la noticia sua esserne grata; et non sparagnar spexa fatica, pericolo de messi, replicando per ogni via possibile che da ti habbiamo spesse lettere et avixi.

Poi ch'io potei di me fare a mio senno, trassimi sovra quella creatura le cui parole pria notar mi fenno, dicendo: <<Spirto in cui pianger matura quel sanza 'l quale a Dio tornar non possi, sosta un poco per me tua maggior cura. Chi fosti e perche' volti avete i dossi al su`, mi di`, e se vuo' ch'io t'impetri cosa di la` ond' io vivendo mossi>>.

ARMELLINA. Impalato possi esser tu da' turchi! VIGNAROLO. Ah, traditora, perché mi maledici? ARMELLINA. Burlo cosí con te. VIGNAROLO. Ed io me lo prendo da dovero. Io non amo al mondo altri che te. Tutto il giorno piango e mi tormento, e per chi, ah? per te, lupa, cagna che ti mangi il mio cuore; e tanto potrei star senza amarti quanto far volar un asino.

ESSANDRO. Deh, perché mi burli e aggiungi beffe a beffe? PANURGO. Allegrati della mia allegrezza adesso, come io mi son allegrato della tua: ch'io ho ritrovato mio figlio. ESSANDRO. Chi è tuo figlio? PANURGO. Vieni in casa e lo saprai, ch'io non vo' tanto prolungar il tempo che possi abbracciare e stringere la tua Cleria piú che una tanaglia.

SINESIO. Pedofilo mio, vuol la legge che, negandoti un amico un piacere, possi tu giustamente a lui negar il medesimo piacere: avendomi voi negato la vostra figliuola per mio figlio, è giusto e convenevole che vi nieghi la mia figliuola per vostro figlio. PEDOFILO. Io non vo' romper la vostra legge ma difender le mie ragioni con un'altra legge.

84 veggo ricompensa che mai questa obligazion ch'io t'ho, possi disciorre; e non, s'ancora io mi levi di testa la mia corona, e a te la venghi a porre. Ruggier, di cui la mente ange e molesta alto dolore, e che la vita aborre, poco risponde, e l'insegne gli rende, che n'avea aute, e 'l suo liocorno prende.