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Sono stato a Promonte, ma prima a Firenze, per tentar di vederti.... Rimproverami, anche! esclamò con più forza, vedendola accigliarsi. I torti sono miei, anche!

Vetturino, per via Cavour.... Ma sai che sei un bel tipo? esclamò poi, fra crucciato e sorridente. Mi fai sgolare senza darmi retta, e non mi narri nulla di te, delle cose tue! Perchè hai trasferito lo studio a Firenze? Per finire il monumento a Mazzini: te lo scrissi. Un tempo non potevi lavorare fuori della pace di Promonte.... Come sta tua sorella? Il dottore tuo cognato? I tuoi nipotini?

Andato a nascondersi nello studio ancora tutto odorante di lei, tutto pieno dei ricordi di lei, dei fiori secchi, delle trine, dei ventagli, dei ritratti, delle crete dove egli aveva riprodotto la stupenda sua forma, si era tenuto lontano dai ritrovi degli amici e dei conoscenti, aveva poi cominciato ad aggirarsi cautamente intorno ai luoghi dove avrebbe potuto incontrarla: invano. Una notte s'era spinto fin sotto la sua casa, ma il domani all'alba era fuggito ancora una volta, per aver visto e immaginato con gli occhi della mente, dietro quelle finestre chiuse, dietro quei muri ciechi, un altro al suo posto, accanto a lei, carezzare la sua fronte, baciare le sue labbra, vivere la sua vita. Allora, allora soltanto si era rifugiato a Promonte, per rintanarsi nel suo covo come una bestia ferita. Aveva il cuore lacerato e sanguinante. Invano la ragione gli rappresentava che questo era lo scotto inevitabile del bene fruito; invano l'egoismo gli consigliava di aspettare tranquillamente il giorno in cui ella lo avrebbe richiamato. Non era più sicuro di riacquistare la felicit

Sentì che ella scoteva la testa. Si volse a guardarla. Ella diceva di no, con una mossa del capo, tacitamente. Non a Promonte? In un altro sito?... Dove tu vorrai! No. Come?... Non vuoi?... Non mi credi?... Ti credo, te l'ho gi

Manca di funicolari, questa tua Promonte! gli disse allegramente, caricando la valigia sullo svelto veicolo. Quando si sta fra le nubi, si fa trovare almeno un ippogrifo! Scusami, rispose l'altro. Ho calcolato male il tempo. Ti prego di scusarmi. Non ti scuso niente affatto: ti ringrazio.

Sette settimane erano trascorse senza che ella avesse trovato modo di fargli pervenire una parola, lasciandolo solo col suo dolore, vagante di luogo in luogo, senza casa, senza pace, senza tregua. Fuggito la stessa sera dell'arrivo del piroscafo, non si era sentito capace di ridursi, secondo le prescrizioni di lei, a Promonte, sul lago, presso i parenti. Come portare nella casa paterna l'ambascia che lo struggeva? Come spiegare alla sorella, al cognato, la tempesta scatenatasi nel suo cuore? In quei luoghi dove pure aveva tanto vissuto, dove aveva dato forma alle sue concezioni più vaste, ora sentiva che gli sarebbe mancato il respiro. Che avrebbe fatto, non potendo più lavorare? Che avrebbe detto, non potendo parlare se non di lei?... Alla verde conca del lago meraviglioso, sulle vette dominatrici della terra, adunatrici di nembi, nelle valli inargentate dalle acque spumose, sotto i boschi solenni, egli aveva sognato di tornare; ma con lei, per molto o per poco, pur di farla partecipe di quelle bellezze, pur di associarla ai ricordi della sua prima vita. Ma ella si era negata, adducendo di non poter entrare nella sua casa, di non voler presentarsi ai suoi parenti, a sua sorella, che doveva conoscere o sospettare i loro rapporti, e che l'avrebbe severamente giudicata; e, come sempre, nulla era valso a farla ricredere. Troppo, a quell'ora, gli sarebbe stato grave chiudersi lassù, mentre non solo il suo sogno si disperdeva, ma anch'ella era come perduta per lui; e col bisogno di stordirsi, di evitare quanto potesse rammentargli la sua condizione sciagurata, di fuggire da stesso, era andato dove nessuno lo conosceva, dove nessuno gli avrebbe chiesto che cosa lo martoriasse: in Isvizzera, errando per monti e per valli, saltando dai treni sui piroscafi e dai piroscafi sui treni, riparando dalle citt

Tutto era stato puntualmente eseguito. Lasciato immediatamente Promonte, egli era corso a Firenze, all'ufficio della Compagnia dei «Wagons-Lits». Il commesso aveva voluto rilasciare un solo biglietto per le due cabine, non comprendendo come persone che dovevano viaggiare insieme avessero bisogno di biglietti separati; ma poi glieli aveva pur dati, ed egli aveva spedito a Rosanna, in lettera raccomandata, quello che doveva servire per lei. Era partito con l'accelerato delle 6 e 33, aspettava ora il passaggio del direttissimo; ma, rileggendo quella lettera, come quando l'aveva letta la prima volta, tutte queste istruzioni, tutte le circostanze nelle quali le aveva effettuate, sparivano dalla sua memoria: i suoi occhi e il suo pensiero si fermavano sulle parole dell'ultimo rigo: «Mio marito ritorna da Londra». Per tornarne, doveva esservi andato; se ella gli moveva ora incontro, non ve lo aveva accompagnato; era dunque rimasta sola per qualche tempo, poco o molto, non poteva dir quanto, una settimana per lo meno: e di quel tempo di libert