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Alice non sapea se dovesse cadere a faccia per terra come i tre giardinieri, ma non potè ricordarsi che ci fosse un tal cerimoniale nelle processioni regie; "e poi, a che servirebbero coteste processioni," riflette fra , "se tutti dovessero stare a faccia per terra, e niuno potesse vederle?" Così restò dov'era, ed aspettò.

I pini, maestosi, con un tocco di neve sulle loro cime, parevano processioni di frati in berretta da notte; gli scoiattoli si fermavano con rapidi occhi, luccicanti come perline di giavazzo, poi scappavano su per gli alberi con agitata coda. E le blande mucche elvetiche nelle verdi praterie, stavano ferme a guardarli passare.

Le varie pompe tutte Uopo non è che annovri il verso mio, Onde sovente addutte L'anime sono a rammentarsi Iddio, E onde abbelliti vanno Di vita il corso ed il postremo affanno. Io tutte v'amo, quante Istitüì la provvidente Chiesa Processïoni sante! Sol per la mente a basse cose intesa, Il senno dell'altare Non benefizio, ma stoltezza appare.

Dicevano gli Unni Con rabida voce: «Per quale incantesmo »Ci vinse la CroceEd Attila urlava: «Fuggiamo il SignorAh! dolce siami ricordarmi ancora Processïoni d'altri cuori amanti, Volte a far ch'uom santamente mora; Allorquando a' fratelli doloranti Sovra il letto di morte vien portato Quel Dio che si commove a' nostri pianti.

Mai, nemmeno nei tempi più luminosi del Papato di Leone X, si erano viste in Roma processioni simili a quelle che si svolsero per la festa del Corpus Domini e il giorno di San Pietro, nell'anno 1867. Queste feste rappresentarono la più bella e grandiosa rivista che mai pontefice abbia passato al suo clero.

Tre anni dopo un Ministro siciliano, a nome del Re scriveva: «Per darsi fine alla controversia agitata con eccessivo calore degli animi tra i pp. Conventuali ed i pp. Osservanti e Riformati in materia di precedenza nelle processioni ed in altre pubbliche funzioni,.... S. M. ha avuto presente la sovrana sua reale risoluzione del 1778, con cui per punto fisso e generale fu determinato che la precedenza dei frati nelle pubbliche funzioni regolar si debba dall’antichit

Splendono innumerati i santi modi Con che rammenti agli uomini il Signore, Con che il Signor medesmo offerir godi Alla vista de' popoli ed al core; A te non basta in mezzo a preci e lodi Sull'ara alzar la diva Ostia d'amore; Fuor de' delubri, tu la traggi, e in pie Feste l'elèvi per le dense vie. Perchè iroso talun le venerande Processioni con ribrezzo guata?

Vui? Nni D. Gasparinu? Chi faciti? E non mi viniti d'appressu, ca non haiu bisognu di cumpagni di processioni, tantu pi sapillu! D. Iacu e D. Nzulu.

Eran gli ultimi giorni di carnevale. Le strade eran corse da lunghe processioni di giganti, di diavoli, di principi, di mori, di guerrieri, e da uno stormo di certi figuri, che avevo la disgrazia d'incontrar da per tutto, vestiti di giallo, con una lunga canna in mano, in cima alla quale era legata una borsa che andavan cacciando sotto il naso di tutti, nelle botteghe, nelle finestre, fino ai terrazzini del primo piano delle case, domandando un'elemosina, non so in nome di chi, ma destinata probabilmente a pigliar qualche classica sbornia nell'ultima notte di carnevale.

Tra questi stormi, uno ne veniva numeroso per la via maestra, lungh'esso l'opposta riva della Bormida; e se non fossero state le armi, che si vedevano luciccare, pareva una di quelle processioni, le quali si solevano fare appunto in quella stagione, per implorare dal cielo i buoni ricolti.