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Voleva correre a casa e dire a Filippo: Tu m'hai avuta ancora bambina, e pel tuo amore tu m'hai fatta donna. Prendimi; amami un'ultima volta; spegni fra le braccia questa vita che è tua, e non lasciar che altri uccida lentamente, per odio, colei che vuol morire per te.

Gesù, prendimi teco in Paradiso, O tempra la tristezza che m'irrita, E rasserena di mia madre il viso: Fa ch'ella trovi ad allevarmi aïta, Fa che deserto io non mi strugga tanto, Fa che un po' d'allegrezza orni mia vita. Se ad altri bimbi io respirassi accanto, E non sempre gemessi, e qualche mano Söavemente m'asciugasse il pianto,

Lo avvinghiò col corpo magro, serpentino; lo baciò come una pazza sugli occhi, sulla bocca, sul petto, soffocandolo col fiato caldo, mormorando parole rotte dai singulti, dai tremiti: Prendimi, prendimi, prendimi!

Betta; io non ho che un luogo dove andare. Prendimi. Non sta a me. Neanche tu mi vuoi bene. E Betta, che a forza di raggomitolarsi era salita tutta sul cuscino, sedette drizzandosi colla testa sulla testa dell'altra, e la guardava nei grandi occhi melanconici; Tina era veramente ammalata, aveva le labbra scure, riarse, e una lucentezza vitrea nell'ombra delle occhiaie.

Parlava interrottamente, ancora un po' convulsa, con uno sforzo palese, volendo ricomporsi, riacquistare il dominio su i suoi nervi, dissipare in me qualunque ombra, apparirmi fidente e felice. La trepidazione del suo sorriso negli occhi ancora umidi e rosei aveva una dolcezza penosa che m'inteneriva. Nella sua voce, nella sua attitudine, in tutta la sua persona era questa dolcezza che m'inteneriva e m'illanguidiva d'un languore un po' sensuale. Mi è impossibile definire la delicata seduzione che emanava da quella creatura su i miei sensi e sul mio spirito, in quello stato di conscienza irresoluto e confuso. Ella pareva dirmi, mutamente: "Io non potrei essere più dolce. Prendimi dunque, gi

Cercò, trovò la mano madida del convalescente, la strinse, l'accarezzò, si accarezzò tutta con essa ridendo, rabbrividendo, tenendola amorosa, premendola forte sul piccolo seno balzante, anelante.... Prendimi, prendimi!... Sono sola! Sono libera di me! Sono padrona di me! Voglio esser tua! Lo voglio io! Fammi morire.... morire tua.... Voglio.... voglio.... tua....

Oh! no, no, gridò Bambina esaltata. Prendimi: eccomi a te.

Fonte d’oblio che ti nascondi ai raggi del sol, tu vedi le mie mani in croce. Ti riconosco. Sola ormai la voce tua vince i vasti cantici selvaggi. Prendimi!... Ansando io fino al cuor m’immergo, che si contrae nel subitaneo spasmo, ma resiste. In te nasco, in te mi plasmo, del battesimo tuo la fronte aspergo.

Sulla cima delle colline che si estendono al settentrione d'Ossanieh, mi ricordo di aver veduto una bella caverna che potrebbe servirci di abitazione, e che è abbastanza vicina al campo, disse il nubiano. Andremo ad abitarla, Takir, e poi penseremo alla vendetta. Orsù, prendimi fra le tue braccia e portami. Io sono debole per ora.

Aveva però qualche cosa da dire. Ieri la mamma mi ha dato uno scappellotto. Ti ha fatto male? Alla fanciulla si gonfiarono gli occhi. Voglio andar via, conducimi con te. Ma dove vuoi che andiamo? Non lo so: tu hai dei danari adesso, ti fai dei vestiti. Quello , rispose Tina con lieve sorriso, è il primo, l'altro non era mio. Cosa importa? prendimi con te. Tu sogni.