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Io voglio sempre. E allora tu mi aspetterai sulla riva, io ti vedrò, e uscirò a prenderti. Anche tu mi vuoi sempre? Quando sei savio. Quando ho sette anni, riflettè Bruno. Tacque un poco, indi riprese: Tu, che vuoi fare? Come? domandò Nicla, che non aveva compreso. Io voglio guidare i cavalli e scrivere le memorie di viaggio. E tu? Io? ripetè Nicla.

Ora tanto sono contaminate, che non possono più toccarti? Eppure vorrei tenerti come allora, prenderti e tenerti ferma davanti alla mia pena, e dirti: «Eccoti. Finalmente ti ho, ti guardo. Stasera ti ho tratta dal buio che per tanto tempo mi t’ha nascosta. Parlami, senza esitazione, senza compassione. Sono pronta a prendere su me quel che v’ha di peggio. Scoprimi la verit

Quella era la camera che aveva visto e tutelato gli amori di Loredana con Filippo; tra quelle pareti s'era svolto il dramma eterno della fanciulla che si tramuta in donna; e forse ogni oggetto, ogni mobile, ogni ninnolo conservava un ricordo, aveva un significato pei due amanti. Emma De Carolis gettò uno sguardo a sua figlia, e disse bruscamente con voce secca: Sono venuta a prenderti.

Lascia fare a me; e come mi devo vestire? Vèstiti un po' come vuoi. Di nero? Di nero o di rosso, non importa. Resta fissato che verrò qui a prenderti colla carrozza, alle quattro e mezzo. Alle quattro e mezzo in punto mi troverai in casa ad aspettarti. Intanto bada di non far chiacchiere, di non contare a nessuno che hai un duello. Diavolo, per chi mi pigli?! Siamo intesi!

Il mattino dopo il funerale, nel cortile di casa Sideri, vidi una cavalla saura attaccata alla domatrice. Gian Luigi scendeva dallo scalone, abbottonandosi i guanti. Esci? domandai. Venivo a prenderti, egli rispose. Andiamo a provare Steppa se non hai paura di romperti il collo!

Non voglio prenderti nulla. E allora che esigi da me? Ora lo saprai; lasciati legare. Ricollocò la pistola nella cintura, estrasse una corda e legò i polsi e le gambe al reis, poi si sedette a prua, prese i remi e spinse il canotto al largo; rimontando come prima la corrente. Parliamo, ora, diss'egli. Cosa sei andato a fare in quella casa? A trovare un mio amico. Il greco Notis, non è vero?

Hai da parlarmi? ripetè. Ma no, caro Brunello! rispose Gigi sorridendo. Nulla di grave. Son venuto a prenderti.... A prendermi? . Perchè non vuoi venire in campagna? Io ti ho invitato più volte; Nicoletta ti ha scritto a Parigi.... Come hai trovato tuo padre? Bruno non rispose, ma i suoi occhi s'infoscarono. È triste, è orribilmente triste! esclamò Gigi che aveva compreso.

Credo, diss'egli dandoli alla madre, che ieri sera tu li abbia dimenticati in carrozza quando venni a prenderti alla ferrovia. Sono appunto un paio di guanti che stamane ho fatto tanto cercare alla cameriera, disse la duchessa gittandoli in una coppa di Sassonia. Donna Camilla fissava con rammarico quei guanti.

Talora non voleva leggere, udir leggere, non voleva correre, star quieto, guidare il suo cavallo ch'era Nicla, ascoltar le favole che lo avevano sempre dilettato. E un giorno Nicla scattò: Che vuoi tu? Che vuoi tu, brutto ragazzo? che possiamo fare per te? Andremo a prenderti il sole e la luna e tutti i pesci d'argento che sono nel lago?

Torno subito a prenderti. E s'avvicinò a un artista che addossato a uno dei pilastri dell'intercolunnio centrale copiava l'ambone e la Vergine col bambino che lo sormonta.