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Voleva distrarsi, guardando.... La strada bianca, fra la spiaggia ilare e le ville pregne d'effluvio, quanto era crudele di ricordi!

Il vento di scilocco umido e grave soffia dalla marina, spingendo contro Roma nuvole sopra nuvole, che si succedono paurose e sinistre come i cavalli dell'Apocalisse. Coteste nuvole sono pregne d'ira di Dio, però che portino in grembo la gragnuola, la malaria, e forse il fulmine per qualche testa consacrata. Intanto a quel soffio molesto i corpi s'indeboliscono, e s'irritano; le pareti e le masserizie grondano umidit

I dragoni romani sapevano per tradizione aver il corpo a cui appartenevano contribuito gloriosamente alla difesa di Roma contro i soldati di Bonaparte nel 49 e perciò eran sempre d'animo propenso a far causa comune coi liberi che consideravan fratelli. . . . . . . . . . . Firenze! Te beata, gridai: per le felici Aure pregne di vita e pei lavacri Che da' suoi gioghi a te versa Apennino.

A quest'assalto d'indomati affanni Arde la fronte. Una vampa ti assale, Misera donna, qual di sabbie aduste Pregne di sangue. Nell'odor del sangue Balzi la notte esterefatta e scalza Discendi a supplicar qualche rugiada Dal ciel che brilla immobile sul capo.

PEDOFILO. O di casa, fate che cali qua giú Amasia per cosa che importi assai. Che pregne? che sposi? che traghetti? imparate di grazia ad esser piú continenti nel parlare. ERASTO. Vi prego che voi tacciate: lasciate ragionar a me primo, ché forse vergognandosi della vostra presenza non volesse accertarlo. PEDOFILO. Farò come volete. Eccola che giá viene. AMASIO. Che comandate, mio padre?

A me piace, soggiunge breve don Giacomo. Ma voi non la pensaste sempre a questa maniera; per parte mia non mi rimuovo, e come pensai altra volta penso anche adesso intorno a messer Ludovico: fantasie, superstizioni, stranezze, amori, battaglie, buone o ree passioni, pianto, riso, terra, cielo e inferno, tutto cantò quel benedetto ingegno: chi più di lui assomiglia alla natura sempre varia, e sempre bella? Vedetelo come nuvola di estate dondolarsi gaiamente fra gli aliti della sera, e ad ogni momento mutare di forma: guizza per un mare di piacere, e, a modo del delfino, ad ogni scuotere di squamme egli cambia colore. Parlando del poeta quasi mi pare diventare io pure poetessa, dacchè i suoi versi passando per la mia memoria vi scuotono l'ale pregne di poesia. Ditemi, in grazia, Armida forse non emula Alcina? certo; ma in poema così solenne, come pretese comporlo il signor Tasso, cotesto colore sfacciato offende; mentre nei vispi canti di messer Ludovico diletta, e piace: arrogi che diavoli e streghe, incanti, e selve custodite da demonii femminini quanto mi talentano nell'Orlando, perchè davvero vi stanno come in casa propria, altrettanto nella Gerusalemme m'increscono. L'Ariosto parmi meglio avvisato del Tasso, perocchè il primo cotesti errori schermendo s'ingegni bandirli dalla mente del popolo; mentre il secondo favellando sul sodo, ve li conferma. Ora nei poemi solenni il buon poeta deve valersi della religione depurata dagli errori vulgari, non gi

E più bello per lo schiavo che ha debellato i suoi tiranni! Che importan le zolle pregne di sangue, la terra seminata di cadaveri e di membra infrante, i lamenti del ferito ed il rantolo del morente... Che importano! Abbiam vinto!

ALTILIA. E qual piú chiara luce poteva oggi rappresentarsi all'anima mia, nel cui lampeggio arde la piú chiara sfera del cielo? O vita dell'anima mia, o vita dell'anima mia! CAPPIO. State in cervello, padrone, che le sue parole son pregne di sostanza: è figlia di mastro ed è una dottoressa che l'impatta a Platone ed ha le veste e tele.