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Tra i testimoni a difesa stanno deputati di ogni colore da Pierino Lucca a Prampolini, da Imbriani a Tasca Lanza, da Cavallotti a Paternostro, da Florena ad Altobelli, consiglieri provinciali e comunali, proprietarî, avvocati, medici, ingegneri, farmacisti, commercianti insomma il fior fiore delle intelligenze e del carattere di ogni angolo della Sicilia e di altre regioni d'Italia.

Aminta partì, salutato dal bruno Fogazzaro, dal pallido e gentil Prampolini, dal biondo angelico Simone, dal nero Isoardo, dall'olivigno Piras, e a farla breve da tutti i suoi amici più cari, dai suoi dilettissimi fratelli d'armi. Gli parve, spiccandosi da loro, mentre il veicolo si metteva in moto, di separarsi dalla sua stessa famiglia.

La più mite e legale illazione di questo canone rettissimo di diritto costituzionale la trassero gli on. Prampolini, Badaloni, Ferri, Agnini e Berenini i quali più rispettosi delle leggi che coloro i quali se ne dicono i custodi proposero alla Camera dei Deputati di porre in istato di accusa il ministero presieduto dall'on. Crispi, che aveva violato la Costituzione.

Giovani ardenti, colti, instancabili nella propaganda, sinceri nella fede, come Berenini, Agnini e Prampolini erano venuti in Parlamento da quelle zone ed era significante assai che il secondo fosse riuscito contro il generale Gandolfi, che pure, a parare la sconfitta, nel suo programma e nei suoi discorsi molte dichiarazioni in senso socialista aveva fatte.

Ne taglio via due brani, perchè documentano il mio profilo e ribadiscono in tutto la convinzione che la dottora congiunge a un'alta intelligenza un carattere adamantino. «Sentite, caro Prampolini: voi sapete che non sono ipocondriaca, che non sono portata all'esagerazione dei miei malanni fisici, anzi sono fatalista e piuttosto fiduciosa della mia resistenza.

Socci, Ferrari, Prampolini ed io, ribadimmo l'assunto del Badaloni; lo confermò Franchetti, che disse l'antagonismo tra le varie classi sociali antico e fatale. Ma le classi dirigenti e la grossa borghesia sono meritevoli di odio? Basta rammentare le parole di Crispi, riportate avanti, ch'egli pronunziò a Palermo nel 1886, in una riunione di operai...

La rubrica degli arresti, delle deportazioni arbitrarie è tra le più eloquenti a confermare tale asserto. Iniziata con l'arresto dell'on. De Felice Giuffrida, che implica violazione dello articolo 45 dello Statuto, e commentata coll'impedito sbarco in Palermo agli on. Prampolini e Agnini si è poscia continuata in proporzioni inaudite.