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Maurizio entrò a sua volta nella camera, e si accostò al letto di Gisella. Non poteva più resistere al desiderio di vederla ancora. Il medico e Albertina stavano a' piedi del letto, preparando una pozione, ed egli fu solo un istante al capezzale. Gisella aveva gli occhi semichiusi; lo vide, lo riconobbe, e fece uno sforzo per proferire qualche parola.

Strane fantasìe e bizzarre chimere passavano pel capo di lei, come imagini di sogno, o vaneggiamenti di mente confusa: e in quel turbinoso succedersi di ombre, di scene, di vedute, tornavano più nette ed insistenti, e non sapeva perchè, le memorie del duello di Alberto con Emilio, e la pozione soporifera del padre con quell'odore acuto, e lo sguardo di fuoco, quasi feroce di Emilio: pensò ad una vendetta di quest'ultimo, ma quale?

La fanciulla non aveva potuto gridare, poichè, immersa in un sonno letargico procuratole ad arte, era stata per mezzo dei ladri trasportata infra le tenebre dell'orribile pozzo; ed onde non potesse esser soccorsa dalla tenera Angiolina, la diabolica Catraia aveva anche a questa somministrata l'infernale pozione; talchè quando si destò trovossi priva dell'amabil compagna e padrona.

Emilio ve lo accompagnò: lo ajutò con amorevole garbo a spogliarsi, salire nel letto, poi mescette in un bicchiere la pozione calmante e vi aggiunse parecchie goccie d'una boccettina che aveva in tasca. Beva! disse al padrino porgendogli il bicchiere. Ma il vecchio scosse la testa. Non ancora, rispose. Ora mi sento tranquillo, voglio aspettare che incominci la inquietudine.

NARTICOFORO. Alter de duobus: aut tu vigilanter sei stolto aut tu dormiendo imbriaco. Però decet, oportet, bisogna che con una buona ferola ti ecciti dal sonno, ché questa è la pozione e l'antifarmaco degli ubbriachi. GRANCHIO. Dico il vero. NARTICOFORO. Servorum est falsitates et mendacia dicere. Tanto può esser vero questo quanto tangere caelum digito!

Bortolo! chiamò poco dopo l'infermo. Ernesta sussultò leggermente e non rispose. Bortolo! ripetè Leonardo colla stessa inflessione di voce ho sete.... La povera donna si staccò con uno sforzo dalla seggiola, venne presso al cieco e gli porse il bicchiere contenente la pozione. Il disgraziato cercò la mano e la lisciò leggermente, bevette un sorso e riconsegnò il bicchiere senza dir nulla.

Trasse di tasca il suo pettinino di tartaruga e lo passò due o tre volte nei baffi e nel pizzo, poi si mirò nello specchietto del manico e riprese: Quella pozione l'ha gi

Don Ignazio trasse di sotto alla gonnella una boccetta, ne vuotò il contenuto in un bicchiere ed aiutato dalla suora, sollevò il capo della moribonda che aprì macchinalmente la bocca e bevette fidente od inconscia tutta la pozione.

Mi cheto, come egli raccomanda, ed anche mi addormento, dopo aver bevuto un sorso della pozione che mi offre, senza sapermi dire che cosa ci sia. Due o tre ore dopo arriva il dottore, che riconosco benissimo, e che è lieto di sentirmi parlare. Animo, via, le cose vanno benissimo. Se lo dice Lei.... Ma ci ho dolori da per tutto. Si contenti, si contenti. Quelli passeranno in due o tre giorni.

Non ero mica addormentato del tutto... Ero in una specie di dormiveglia... Hai fatto male a non lasciarmi bere tutta la pozione preparatami da Emilio... Avrei certo dormito tutta la notte... Sar